Una vita dedicata allo sport, quella del runner Andrea Toniolo, che ha fatto degli incidenti di percorso il trampolino di lancio per ripartire, rigorosamente di corsa, dal Veneto al Nord Europa

Andrea Toniolo è nato nella metà di giugno dell’89, ed è appassionato di sport fin da bambino tanto da iniziare a giocare a calcio senza perdere troppo tempo.
Mantiene la passione calcistica per ben 13 anni fino a quando, nell’estate 2012 subisce un grave infortunio durante un torneo estivo.
In seguito ad un’operazione scampata e ad un periodo di ferma forzata, a riabilitazione quasi ultimata un incidente motociclistico gli toglie tutte le speranze di recupero per la stagione in corso.
Altro fermo obbligato e altri mesi di stampelle lo portano a riflettere sulle occasioni mancate in passato e alla voglia di rivalsa sulla sfortuna.
A gennaio 2013 il puro desiderio di correre è talmente irrefrenabile che una grande motivazione si fa largo nella sua mente accendendo il bisogno di un’avventura: girare l’Italia di corsa.
L’avventurosa idea lo porta a conoscere il preparatore Simone Bortolotti che gli consiglia una gara come “banco di prova” date le sue condizioni fisiche ancora incerte. In 3 mesi di riabilitazione/preparazione si ritrova a correre la sua prima gara, il MAGRAID 100km nella steppa. Una gara a tappe sotto il sole cocente di giugno, all’interno dei letti sassosi dei fiumi Meduna e Cellina nelle zone di Cordenons (PN). Conclude la gara in 17° posizione su 200 partecipanti circa, di cui solo 150 hanno tagliato il traguardo. Le emozioni provate in gara saziano momentaneamente la sete di “impresa” e rimandano il coronamento del sogno, facendolo partecipare a tante altre competizioni.

andrea toniolo intervista runner sgaialand magazine ilaria rebecchiDa qui il desiderio di realizzare il sogno di una grande avventura cambia forma: dal giro d’Italia passa ad un traguardo internazionale che lo porta a costruirsi un “carretto”, che gli funge da casa mobile per la sua più grande sfida: nell’aprile 2015, infatti, è partito da Galliera Veneta per raggiungere autonomamente Capo Nord (Norvegia), percorrendo 4500 km totali circa, di cui 50 giornalieri di media.

4 mesi di fatica, che hanno cambiato la vita di Andrea Toniolo per sempre, come lui stesso ci racconta:
Beh diciamo che fino a prima della parentesi “Capo Nord” non c’è troppo da raccontare, o meglio, la cornice che ha accompagnato la mia vita dall’infanzia all’incidente del 2012 è sempre stata composta da sport, amore e natura. Ho giocato a calcio dalle elementari fino all’università, amando però qualsiasi tipo di sport e attività fisica grazie alla passione trasmessa da mio padre che è un docente di educazione fisica. La passione per la natura invece si è sviluppata partendo dall’orto, il frutteto, e tutti i classici animali da fattoria che erano parte integrante della nostra casa, per culminare con il diploma di agrotecnico e il corso di scienze forestali all’università. L’amore invece mi è arrivato come un fulmine a ciel sereno all’età di 17-18 anni e continua tutt’ora, dopo 10 anni, con la stessa semplice e incredibilmente stupenda persona che è la Anna: anche lei ha vissuto l’emozione del mio cambiamento dalla vita “normale” a quella di corridore-avventuriero incallito!

Poi l’incidente, la perdita del lavoro e dello sport, la depressione, la convalescenza e la grande folgorazione: Capo Nord!
“Già l’essermi presentato ad una gara di 100 km dopo soli 3 mesi dalla riabilitazione e senza aver mai corso prima avrebbe dovuto costituire una buona dose di adrenalina, ma io ero già proiettato tra le braccia del grande Nord come Chris Mcandless di Into the Wild e dovevo per forza partire. Durante il viaggio è stato tutto così intriso di emozioni che tutt’ora ho ricordi che riaffiorano dopo 2 anni e che mi allietano le giornate con un senso di beatitudine che solo la Lapponia ha saputo regalarmi. Sono stati 84 giorni meravigliosi, indimenticabili e talmente surreali che mi sentivo come Alice nel paese delle meraviglie, tanto che rimane ancora una parte completamente distaccata dalla mia vita. Ho imparato veramente cosa significa sentirsi vivi, sentire la fame, la sete e rimanere distante dagli affetti mi hanno reso molto più consapevole della fortuna che ho a casa. I risultati che hanno tanto impressionato le persone che mi hanno seguito (4300 km di corsa, 6 nazioni attraversate, 9 paia di scarpe, 35kg di carretto da trainare, quasi tutte le notti passate nei boschi ecc..) per me sono solo dei numeri che passano assolutamente in secondo piano con lo spessore emotivo che quei paesaggi hanno generato!

 

Nel 2016 sei stato ospite di un importante evento TedX per raccontare il tuo percorso: cosa significa per te parlare delle tue avventure e imprese al grande pubblico?
È stata un’esperienza incredibile! Quando mi è arrivata la proposta di partecipazione come speaker sono rimasto davanti al computer con la bocca aperta. Subito pensavo al tutto come una grandiosa possibilità ma pur sempre racchiuso in un evento che immaginavo “comune”. Così non è stato!
Mi permetto però di fare una doverosa suddivisione riguardo alle radici delle emozioni che hanno contraddistinto questo evento per la mia persona:
1) L’energia generata esclusivamente dalla mia prestazione sul palco. Ora immagina la scena: era la mia prima volta su un palco, non avevo mai raccontato la mia storia a più di 50 persone (trai quali metà erano miei parenti!), la mia storia piaceva ai miei “speaker-coach” ma non avevo alcuna garanzia che la apprezzassero anche le persone in platea. Ero calmissimo fino a 5 minuti dal mio ingresso in scena, poi hanno cominciato a mettermi il microfono, la gola ha iniziato a seccarsi, il corpo non voleva saperne di rimanere fermo e ovviamente come succede in queste situazioni non ricordavo più una parola del mio discorso! Infine come ciliegina sulla torta mi presenta al pubblico Neri Marcorè……pazzesco! Già sentirgli pronunciare il mio nome poteva bastare, sarei potuto tornare a casa in quel momento e sarei stato comunque appagato emotivamente. Invece no, mi sono piazzato al centro del palco, le luci puntate su di me, inizio il discorso e poco dopo le luci illuminano il pubblico: 1000 persone erano sedute davanti a me in silenzio per ascoltare cosa avevo da dire. 15 minuti che sembravano inizialmente un’ora si sono volatilizzati, assorbiti da quella platea che tanto mi spaventava, poi invece la sensazione opposta con quei due secondi di canonico silenzio a fine discorso che mi sembravano già il preludio di un disastro totale e mi preparavo ad incassare il colpo! Invece nemmeno il tempo di riflettere che lo scroscio di applausi mi ha investito, gente in piedi a prolungare l’applauso e Marcorè che entra ad abbracciarmi al centro del palco. Un sogno che ho continuato a rivivere per giorni e giorni e che ancora porto nel cuore!
2) Le meravigliose e incredibili conoscenze con gli altri speaker, che incredibilmente in una giornata passata assieme si sono tramutate in amicizie profonde che ancora oggi ci spingono a ritrovarci periodicamente tra abbracci e sorrisi ricordando con gioia quel giorno fantastico! Da loro ho ricevuto insegnamenti, idee, coraggio, ispirazione e tanta di quella energia positiva che mai scorderò, come mai non scorderò di ringraziarli!

andrea toniolo intervista runner sgaialand magazine ilaria rebecchi

E di recente un altro incidente e ora la ripresa:
Eh già, il 30 gennaio mentre andavo in moto a lavoro mi hanno investito. Di nuovo. Nonostante avessi il paraschiena e tutte le protezioni del caso ho riportato una frattura ad una vertebra, un’altra allo sterno ed una terza al piede destro. Ho rischiato la paralisi dal bacino in giù, ma fortunatamente non ci sono state complicazioni e mi sono sciroppato 3 mesi di busto disteso a letto. Da un mese circa non ho più il busto, ho cominciato la riabilitazione e ripreso la vita quotidiana. La buona notizia è che il mio fisico ha reagito molto bene e più velocemente del previsto alla ripresa, perciò dopo più di 120 giorni di astinenza sono ritornato a correre 15 minuti sul tapis roulant ed è stato molto emozionante ricominciare da zero. Mi ritrovo con una vertebra inclinata, un disco schiacciato, un bozzo nel mezzo dello sterno e qualche formicolio al piede destro, ma penso sempre che mi è andata di lusso visto che sono venuti i pompieri ad estrarmi da sotto il ponte dove sono stato sbalzato. Anche se è stato l’ennesimo evento sfortunato (tieni conto che a novembre 2016 una macchina è entrata in contromano in rotonda centrandomi in pieno mentre ero sempre in moto) sono riuscito ad estrarre il lato positivo, leggendo 12/13 libri in 3 mesi e riflettendo molto sul mio futuro, concentrandomi al massimo per farmi trovare pronto al momento della ripresa!

Quali appuntamenti che obiettivi ci sono nel futuro di Andrea Toniolo?
Diciamo che qualcosa di abbastanza grosso bolle in pentola. Posso anticipare che la reazione all’incidente sarà molto forte e mi spingerà nuovamente a nord. Per Caponord la prima parte del viaggio è stata divertente e appagante per gli incontri che ho fatto, ma la vera avventura è incominciata solo in Lapponia. Quindi il prossimo capitolo sarà forse più breve ma sicuramente più intenso e climaticamente molto più difficoltoso. Ovvio che a dettare le tempistiche c’è in primis la vertebra che deve recuperare. Per quanto riguarda il quotidiano invece sto facendo numerose presentazioni del libro “Il limite che non c’èe del documentario “The Runner Doc un po’ in tutta Italia, perciò non sono mai fermo e soprattutto sono sempre in contatto con persone sportive e sensibili a questo tipo di viaggi

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Ilaria Rebecchi
Diploma di scuola media superiore, giornalista free lance appassionata di musica e piante, collabora saltuariamente con redazioni locali.