Intervista al regista veneto-bavarese Renzo Carbonera, reduce dall’anteprima mondiale del suo “Resina” al Festival des Films de Montréal
Avrà la sua anteprima mondiale al Festival des Films du Monde de Montréal, il film “Resina” di Renzo Carbonera, selezionato dalla manifestazione e proiettato lo scorso 2 settembre. La pellicola, che è l’opera prima per la fiction del regista vicentino-bavarese, ha come protagonista l’attrice veneziana (qui l’intervista che le abbiamo dedicato in esclusiva) Maria Roveran, al centro di una vicenda, ambientata a Luserna, una piccola comunità del Trentino, dove la musica e l’ambiente, non sono solo la cornice del racconto. Un coro di uomini e un direttore donna. Una famiglia e una piccola comunità, in cui tutti hanno bisogno di ritrovare il senso d’unione, per affrontare la sfida del domani. Un caleidoscopio di personaggi tinge di ironia e ritmo il racconto di un piccolo mondo, alle prese con i timori generati dal cambiamento climatico, e con la determinazione di una giovane donna intenta a riscoprire la bellezza della musica.
La giovane violoncellista Maria è delusa dallo spietato mondo della música, così ritorna al paesino di montagna delle sue origini, una piccola enclave isolata dove si parla ancora una lingua arcaica: il cimbro.
Qui quasi per caso, o forse perchè è impossibile non trovarsi all’unico bar della piazza, Maria entra in contatto con il glorioso coro polifonico maschile di cui faceva parte suo nonno.
Intervista a Renzo Carbonera
La storia di “una donna in un mondo di uomini” è quella narrata in “Resina” che è stato prodotto da OneArt Produzioni, la giovane casa di produzione del vicentino Bruno Benetti, con il sostegno della Trentino Film Commission, di Rai Cinema e di alcuni investitori privati. Nel cast accanto a Roveran, Thierry Toscan, attore francese ma residente in Veneto, già visto in “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Diritti, i trevigiani Mirko Artuso e Diego Pagotto e i padovani Andrea Pennacchi, Vasco Mirandola, Valerio Mazzucato.
Resina_Trailer_Ita UNOFFICIAL from ONEART srl on Vimeo.
“L’intera storia è ispirata alle vicende recenti del Coro Polifonico di Ruda – racconta il regista Renzo Carbonera – un coro friulano di tradizione austro-ungarica, che ha saputo reinventarsi recentemente fino a diventare uno dei migliori cori maschili al mondo, da quando la direzione è stata affidata ad una ambiziosa musicista, Fabiana Noro“.
“L’idea del film è nata dal documentario sul Coro Polifonico di Ruda, in Friuli, che ho realizzato nel 2010. In quel caso una donna, la direttrice e maestro Fabiana Noro, ha portato un coro di uomini a diventare il miglior coro maschile al mondo, vincendo le olimpiadi corali e difendendo pure il titolo negli anni. A me piace definire “Resina” la storia di una donna in un mondo di uomini, infatti è questo ruolo della donna che cerco di mettere in scena, alternando il dramma alll’ironia, le sconfitte sempre fondamentali secondo me se si vuole andare avanti, a qualche piccola vittoria. Da qui siamo partiti, poi per me è stato importante trovare una struttura produttiva che vuole mettersi in gioco, creare qualcosa di nuovo, e che mi ha lasciato totale libertà su questo progetto”
Quale ispirazione ha contribuito a questo progetto?
“Una ulteriore fonte di ispirazione è stata mio nonno materno, che è stato direttore del coro del suo paesino, nella selva bavarese, per oltre 20 anni. Al suo funerale ho capito il valore sociale che la sua figura, e il coro in generale, avevano per la comunità locale. Ne erano, e direi sono, la “resina” appunto, come lo sono in moltissime comunità sia di qua che di la delle Alpi”
E qual è il ruolo chiave della location scelta per le riprese?
“La prima volta che sono stato a Luserna mi ha stupito questo dialetto che parlavano. Era una sorta di bavarese arcaico, ne capivo una gran parte perchè mio nonno materno parlava solo bavarese con me, e un bavarese piuttosto stretto. In realtà poi è stata mia moglie a proefetizzare che avrei girato Resina li… e aveva ragione! Oltre all’aspetto culturale e linguistico di questa enclave che la rende l’isola linguistica germanica più a sud, mi hanno colpito anche gli effetti del cambiamento climatico su quella zona, con l’inverno che latita sempre di più . C’è poco da fare, credo che porzioni sempre più ampie di umanità dovranno convivere con gli effetti del riscaldamento globale, dovranno modificare le loro vite e attività, dovranno per forza fare buon viso a cattivo gioco. Le mie non sono parole di resa o rassegnazione, ognuno può contribuire nel suo piccolo alla salvaguardia del pianeta, l’abbiamo fatto anche noi girando il primo film col protocollo green per la sostenibilità ambientale del set elaborato dalla Trentino Film Commission. Ma anche trovare nuove forme di adattamento come piantare delle vigne o dei frutteti su delle ex-piste da sci (ovviamente il mio è un estremo, a cui però si potrebbe presto arrivare), vuol dire prendere coscienza dei danni che abbiamo fatto, e migliorarsi cercando di farne di meno. In Resina non ne parliamo direttamente, mostriamo delle situazioni, sospendiamo le frasi e il giudizio a volte, forse induciamo delle riflessioni interessanti però”