Alla scoperta di un’artista della Terra delle Meraviglie i cui quadri sono liberi e sensuali, tra pittura e dolcezza: l’arte di Elisa Rossi

Elisa Rossi è un’artista nata a Venezia e cresciuta nel sestiere di Cannaregio, e precisamente ai Tre Archi, ha studiato all’Accademia di Belle Arti cittadina e ha esposto in Italia (anche al Mart di Rovereto e, nel 2011, alla Biennale) e all’estero (in Slovenia, negli Usa, a Berlino, più volte a Londra da Albemarle). Alcuni suoi quadri dolci e meticolosi si possono ammirare sulle navi di Costa Crociere, ed Elisa Rossi vive nella “Marca gioiosa et amorosa”, dividendosi fra la casa di Montebelluna e lo studio di Treviso.

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Libertà ed eroticità nelle tele di Elisa Rossi

La pittura di Elisa Rossi non si occupa di ricostruire degli aneddoti, ma si impegna a costruire fatti pittorici: non tenta, infatti, di riproporre in maniera pedantesca il mondo, ma di creare un universo autosufficiente. Nei suoi lavori esiste la possibilità istantanea di isolarsi dalla meccanicità quotidiana e la particolarità dei suoi personaggi è quella di riuscire a dar vita ad una dicotomia tra forma pura e realtà. Le sue figure sono rappresentate con precisione iperrealistica, ma il loro significato, più che un elogio della scrupolosità tecnica moderna, sembra voler essere una denuncia della stilizzata libertà contemporanea. Le sottili pennellate dell’autrice sono un tentativo di evasione dei soggetti rappresentati, evocandone la possibilità di costituirsi in una dimensione di pura forma, dove si annulla la pesantezza della giornata appena trascorsa, del riscontro reale. L’immobilità costretta dalla pittura è in realtà calcata azione: le donne di Elisa si spogliano degli orpelli che quotidianamente devono indossare e non appartengono più ad una stretta categorizzazione concettuale. Nella dimensione puramente formale che si viene a modellare il tempo esiste solo come estensione dello spazio occupato dai soggetti che finalmente si prendono cura di sé. La solitudine li caratterizza, ma è un sentimento positivo, un’armonia intrisa di intimità: le donne raffigurate sono racchiuse in spazi ristretti, ma domestici e familiari: rappresentano la garanzia che il mondo sta lì fuori e per assurdo vivono racchiuse nell’unica finestra di libertà che gli è concessa“.

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La nudità è qui un ossimoro, è l’anti-nudo par excellence. Non c’è spazio per un riferimento sessuale, vi si può piuttosto rintracciare un’eroticità primordiale: quella del piacere smarrito della libertà, della repressione operata sul Soggetto dalle redini della Civiltà.

Ecco che i corpi di Elisa prendono vita scivolando dolcemente dalle fibre del pennello: essi possiedono tutta la lentezza di un’ansia immobile e dopo tanto tempo sembra che possano concedersi un riposo. Le donne di Elisa sono finalmente serene: coperte, ma soprattutto protette, dalla fissità materiale dell’olio su tela“.

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Critica © Elisa Mozzelin
Copyright opere: Elisa Rossi / from ArteOfficina

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Ilaria Rebecchi
Diploma di scuola media superiore, giornalista free lance appassionata di musica e piante, collabora saltuariamente con redazioni locali.