Nuova pillola di educazione digitale con la dott.ssa Boniolo. Il termine analizzato oggi è Checking. Sapete già di cosa si tratta? E soprattutto, è così lontano dalle vostre abitudini?
“Mi sveglio e come ogni mattina, occhi ancora socchiusi e quella sensazione addosso di non sapere bene chi e dove sono, la prima cosa che faccio è prendere in mano lo smartphone.
Controllo whatsapp, la mail, faccio un giro veloce sui social. I primi 15 minuti della mia giornata trascorrono così.
Poi le solite routine: bagno, colazione, vestiti e via al lavoro…Non senza dare ogni tanto una rapida controllatina al cellulare.
A pensarci bene, il cellulare è sempre al mio fianco, e, come una calamita, mi attira a sè, portandomi anche involontariamente a compiere il gesto di sbloccare lo schermo per controllare. Ma controllare cosa, mi dico ogni volta! Ho tutte le suonerie e le notifiche attivate, eppure mi ritrovo a compiere questo gesto più volte al giorno anche senza che il cellulare abbia emesso alcun tipo di suono.”
Ti ritrovi nelle parole che hai appena letto? Sei consapevole di prendere in mano il tuo smartphone svariate volte nel corso della giornata, e non sempre per rispondere a chiamate o messaggi, ma semplicemente perchè senti il bisogno di compiere quel gesto?
Questo comportamento viene chiamato CHECKING e determina il confine fra uso e abuso dello smartphone.
Per uso si intende l’utilizzo dei device giustificato da effettivo bisogno, limitato e finalizzato a rispondere a segnali sonori emessi dal cellulare. L’abuso prevede invece che vi sia nella persona perdita di controllo, con impulso a prendere in mano il device anche in assenza di notifiche ricevute. Tale azione viene reiterata centinaia di volte nell’arco della giornata, e spesso va ad interrompere altre attività che si stanno svolgendo (lavoro, lettura di un libro, dialogo con un’altra persona), rischiando quindi di ripercuotersi sulla vita professionale e privata.
Checking: qual è la causa di questo comportamento?
Secondo molti studi, dietro all’abuso e alle dipendenze vi è un meccanismo di ricompensa che coinvolge una sostanza chimica del cervello: la dopamina.
Questo neurotrasmettitore regola il piacere e viene rilasciato quando facciamo esperienze gratificanti. Mangiare un gelato, ricevere un apprezzamento, sentire il suono di una notifica proveniente dal nostro cellulare, sono esempi di situazioni a cui il nostro cervello risponde producendo dopamina. Tali esperienze sono talmente piacevoli da generare in noi il bisogno di ripeterle in continuazione, anche a discapito di altre attività.
Lo smartphone è un dispensatore di ricompense 24 ore su 24, a cui ricorriamo nei momenti di noia, per placare stati d’animo spiacevoli o per sconfiggere la solitudine. Il rischio è di passare, senza accorgercene, dall’usarlo all’esserne usati.
Come uscire quindi da questa spirale che può renderci dipendenti e distrarci dal resto della nostra vita? Innanzitutto volendolo! La motivazione è il punto di partenza per raggiungere ogni obiettivo.
Qualche altro piccolo consiglio:
- per evitare tentazioni e distrazioni, è bene tenere lo smartphone lontano, magari in un’altra stanza, soprattutto quando stiamo svolgendo un lavoro che richiede attenzione. Ma anche di notte mentre si dorme;
- darsi delle regole e porsi dei limiti di tempo di utilizzo: ad es. stabilire una pausa di 15 minuti per guardare i social, o concedersi 10 minuti per fare una ricerca su internet. Aiutarsi puntando un timer per rispettare i tempi;
- eliminare del tutto un’abitudine è difficile, ma si può iniziare provando a sostituirla. Proviamo a cercare ricompense in altre cose. Il senso è trovare appagamento in altri comportamenti (es. leggere una pagina di un libro, fare un disegno) che costituiscano un’alternativa a controllare lo smartphone.
Che ne dite, proviamo?
Se vi siete persi i precedenti neologismi che ho analizzato qui su Sgaialand, vi basterà cliccare sulla parola che più vi incuriosisce tra quelle di seguito: vamping, sexting, nomofobia, sharenting, FoMO e FoMoMo. Alla prossima!