Cristina Pedrocco racconta il suo progetto Atelier sul Brenta, tra sartorialità, rispetto dell’ambiente e alta qualità
Atelier sul Brenta è un piccolo studio di sartoria che affaccia sulle rive del fiume Brenta in provincia di Venezia, dove è consolidata e storica la presenza di laboratori artigianali ed aziende nel settore fashion.
La filosofia è quella di concepire capi d’abbigliamento belli, comodi e che possano vestire bene tutte le taglie, nel rispetto dell’ambiente e del lavoratore.
Ogni capo è accuratamente disegnato, tagliato e confezionato all’interno dell’atelier con tessuti di altissima qualità, quasi sempre naturali ed etici, fabbricati in Europa e certificati.
Questo per offrire un prodotto di alta qualità artigianale dalla confezione alle materie prime.
Ad ideare questo straordinario progetto una creativa tutta da scoprire, Cristina Pedrocco:
“Faccio un po’ fatica a raccontarmi in prima persona, quindi forse passerei subito a parlare di Atelier sul Brenta. Qualche anno fa mi sono decisa a voler imparare un mestiere, qualcosa di materiale e concreto che potessi fare con le mani. Mi sono iscritta ad una scuola di alta sartoria e non ho più smesso di cucire.
Il progetto è nato dal piccolo, perché sostanzialmente volevo cucire vestiti. Molto semplice. Poi, come tutte le creature, ha preso vita propria, cominciando naturalmente a crescere da solo e portando me a vincere alcune battaglie con me stessa, contro un mercato agguerrito e una società veloce che poco si abbina all’inclinazione lenta dell’atelier.
Non vi dico quanto è stato difficile, ma ho imparato che incaponirsi su un progetto e portarlo avanti nonostante le difficoltà non è una frase fatta. E l’ho imparato io, amante delle cose semplici e immediate”
Come nascono le tue creazioni e come si muove la tua ispirazione?
“Le creazioni ora come ora nascono decisamente a tavolino. Mi sono messa a progettare l’intera collezione presente in circa un mesetto, forse più. Ho disegnato i cartamodelli e ho poi deciso quali tessuti volevo usare.
Ho dovuto semplificare molto le mie aspettative, ma questa è una cosa che chiunque fa un lavoro manuale impara con il tempo. Pochi pezzi, semplici ed essenziali. Pochi colori e poca scelta di tessuto. Ma tutto di altissima qualità, naturale, fatto in Europa.
L’ispirazione poi arriva davvero da luoghi inattesi. Arriva principalmente dalla natura, che fortunatamente circonda dove vivo e lavoro, dalla letteratura, che fin da bambina mi accompagna a sognare, ma anche dai ricordi, dalle persone e in ultima anche un pochino dal web. Instagram è una fonte continua di informazioni e ispirazioni, nuovi profili, nuovi stili e foto. Davvero una miniera”
Cosa significa lavorare nel mondo dell’artigianato oggi, nell’era del digitale e della comunicazione visiva e veloce?
“Non è affatto semplice. Bisogna conciliare la velocità e contemporaneità del web con ritmi che sono molto più lenti. Cucire un abito a mano, disegnarlo, tagliarlo e confezionarlo, richiede tempo e dedizione. io lavoro principalmente con il web e spesso, quando ho parecchi ordini accumulati passo le nottate a cucire. Ma comunque le mie clienti sanno che dovranno attendere per ricevere il loro pacco. E questa è una cosa che mi piace, che mi appartiene e appartiene al mio brand. L’attesa è importante, dobbiamo re imparare ad accoglierla e comprenderla. E non a vederla sempre come un disagio”
E qual è l’importanza della zona del Brenta, in particolare, della la sua tradizione nel mondo della moda?
“In realtà questo è un po’ un tasto dolente. Io non sono autoctona della Riviera, vivo qui da qualche anno. Sono innamorata di questo posto, è splendido, ricco di storia e cultura e pieno di possibilità. Quando sono arrivata qui ho delineato il mio progetto, le cose sono andate di pari passo. Posso quindi dire che la Riviera è stata di grande ispirazione per il progetto Atelier sul Brenta, ed è per questo che ho voluto includere questo territorio nel mio nome. Volevo anche che il progetto fosse conosciuto in zona e potesse arricchire il luogo. Purtroppo non mi è stato possibile, mi sono scontrata con una realtà amministrativa davvero difficile, tutti i progetti che volevo portare qui mi sono stati smontati.
Potrebbe essere un luogo dalle grandi potenzialità, ma sono cose che non vengono accolte dalle amministrazioni locali. E visto che il mio tempo è importante ho riportato tutta l’attività online. Davvero un peccato”
Sostenibilità e Fashion: una via possibile? E in che modo?
“La sostenibilità nel mondo della moda è possibile. Perché la differenza la fanno le persone. I costi non potranno mai essere contenuti come quelli di uno sweat shop o come nel mondo del fast fashion. Ci siamo disabituati a comprare abbigliamento costoso. Ma l’abbigliamento deve essere costoso. perché se non lo è vuol dire che c’è qualcosa sotto. A tutt’oggi qualsiasi abito viene confezionato da una persona. Non esistono macchine che fanno il lavoro al posto nostro. Non è quindi possibile pagare una maglietta come un filone di pane. Se l’industria lo permette è solamente perché sotto c’è una storia di sfruttamento delle persone e delle risorse.
Non voglio stare qui a fare la morale, non parlerò di etica nel modo di comprare, ognuno è libero di scegliere. Farò però un discorso sulla qualità: se un capo di abbigliamento artigianale ha un prezzo più alto di uno industriale è perché ci sono tutta una serie di cose in più che avrà chi acquista quel capo.
È personalizzabile – Puoi averlo come vuoi, dimmi se non è una risorsa questa.
È cucito a mano – Che significa che le cuciture sono destinate a durare nel tempo, che sono fatte seguendo un disegno ben preciso e non una serie di cuciture fatte in velocità.
È confezionato con tessuti di altissima qualità – Che ci si scorda di trovare nei grandi magazzini. Tessuti che spesso le mie clienti mi scrivono incredule da quanto sono più morbidi, vestono meglio, si stropicciano ma non sono fastidiosi, non pizzicano, non fanno sudare, non si rovinano.
Poi potrei aggiungere che la fast fashion distrugge le persone, prevarica interi popoli, inquina i fiumi e i mari. Ma quello è un altro discorso”
Intanto Atelier sul Brenta trova spazio nel mondo del fashion sartoriale, con tanti progetti per il futuro:
“Un progetto a cui tengo tanto e che è nato quest’anno è quello di sartosofia: un corso di cucito per future e neo mamme provenienti da paesi sfortunati del mondo.
Impariamo a cucire ma anche ad essere mamme, insieme ad esperte nel campo della genitorialità. A breve ci prendiamo una vacanza estiva, ma ci tengo che questo progetto continui. Ho imparato tanto, mi diverto, e penso possa essere una grande risorsa.
Oltre a sartosofia, a settembre disegnerò una nuova collezione che sarà comunque simile per forme e tagli a questa. ormai ho trovato uno stile che mi caratterizza, non lo mollo più.
Poi chissà, nel cassetto c’è sempre l’idea di aprire un bell’atelier grande e accessibile al pubblico. Che il 2018 sia l’anno giusto? Vedremo!”