Nell’immaginario collettivo è spesso collegato ai fasti e alle trasgressioni del XVII e XVIII secolo, ma in realtà, il Sei-Settecento non è che un momento della lunga storia del Carnevale di Venezia, ad oggi forse la più conosciuta e spettacolare festività della città lagunare.
Apparso alla fine dell’XI secolo, il Carnevale di Venezia diventa ben presto uno degli episodi chiave di un importante rituale volto a celebrare il successo politico ed economico della Serenissima; la sua dimensione celebrativa e festiva viene via via raffinata nel tempo fino a diventare, nel XVIII secolo, il simbolo per eccellenza dei carnevali urbani in tutta Europa.
Sebbene l’etimologia, il latino “carnem levare” ossia “privarsi della carne”, sia di derivazione cristiana, le radici della tradizione carnevalesca rimandano ad un tempo ancora più remoto, in cui si celebrava il passaggio dall’inverno alla primavera. Già i culti dionisiaci in Antica Grecia e i Saturnalia in epoca romana indicavano un periodo dell’anno in cui era permesso sovvertire il rigido ordine sociale. Ma la prima testimonianza del Carnevale a Venezia è un documento del doge Vitale Falier, datato 1094, in cui si parla di divertimenti pubblici, mentre nel 1296 il giorno precedente la Quaresima diventa ufficialmente, grazie a un editto del Senato della Repubblica Serenissima, una festa pubblica. Tuttavia, i documenti non sono numerosissimi durante il Medioevo, e sembra che il Carnevale di Venezia assomigliasse molto a quello di altre città dell’Europa mediterranea, almeno fino al XIII secolo. In quest’epoca, la festività durava sei settimane, dal 26 dicembre al Mercoledì delle Ceneri, anche se i festeggiamenti talvolta venivano fatti cominciare già i primi giorni di ottobre.
È solo a partire dal XIV secolo che si comincia ad elaborare un Carnevale propriamente veneziano, che, oltre a quelle religiosa, aveva altre due importanti funzioni: una di tipo politico, in quanto serviva a rinforzare l’aggregazione e la coesione della popolazione dei quartieri, utilizzando la memoria di eventi storici o leggendari che miravano a ricordare i successi e l’estensione progressiva del dominio della Repubblica. Ma ci fu anche, a un certo punto, una dimensione di sopravvivenza economica, legata alla capacità di farsi vedere come città lussuosa e attraente verso la quale confluivano persone venute da tutto il resto dell’Europa.
Il Carnevale di Venezia è un momento di svago per tutte le classi sociali, sia per il popolo che per la nobiltà, anche se restano in vigore certe distinzioni. Ognuno s divertiva e poteva incrociarsi in campo Santo Stefano o in Piazza San Marco, ma nell’insieme vigeva una reale spaccatura, anche in quelle occasioni. Con la pratica del liston i nobili si mettevano in mostra davanti a tutti, facendo capire la loro differenza con il popolo. Pure il travestimento in bauta non rendeva uguali le condizioni, in quanto la qualità di un merletto o il modo di disporre il tricorno sulla testa erano altrettanti segni di riconoscenza. Al popolo in epoca moderna, e forse ancora di più nell’Ottocento, piaceva godersi il Carnevale come un tempo di piaceri per la gola, mentre la fobia della folla spingeva nobili a recarsi nelle loro ville fuori Venezia, in modo da sfuggire al chiasso.
Le celebrazioni carnevalesche a Venezia conoscono profonde metamorfosi nel corso dei secoli, e si compongono di innumerevoli eventi, alcuni più raffinati, altri più popolari. Certi giochi, rituali e festeggiamenti che erano molto in auge presso il popolo durante il Medioevo scomparvero progressivamente, perché considerati troppo violenti. Per primo a metà del Cinquecento si affermò un Carnevale più raffinato nei suoi costumi e nel modo di travestirsi, più controllato dal governo, con tanto di feste private da un lato, separate da quelle popolari, e di festeggiamenti collettivi dall’altro, destinati ad abbagliare veneziani e forestieri, giocando sui pregi e la magnificenza dello scenario, in particolare quello di Piazza San Marco e del Canal Grande.
Purtroppo, con la caduta della Serenissima e l’occupazione francese e austriaca del 1797, la lunghissima tradizione del Carnevale di Venezia viene interrotta per timore di ribellioni e disordini popolari.Il Carnevale prima scompare, poi dopo l’epoca napoleonica, e quindi sotto il secondo dominio austriaco, le sue manifestazioni vengono limitate all’apertura dei teatri, a qualche ballo, a delle regate e a delle mascherate per le strade, fino alla scomparsa completa delle sue espressioni pubbliche con l’Unità d’Italia. Per decenni il Carnevale si limita per lo più a feste nostalgiche in palazzi privati; solo nelle isole della laguna di Venezia, come Murano e Burano, i festeggiamenti proseguono, conservando vigore e allegria.
La ripresa di questa millenaria tradizione arriva a quasi due secoli di distanza, nel 1979, su iniziativa del Comune di Venezia e di alcune associazioni cittadine. Maschere, costumi, sfilate, balli: il Carnevale di Venezia, ora festeggiato ogni anno nei dieci giorni che precedono la Quaresima, si ispira in gran parte alle atmosfere barocche del XVII secolo, oltre che ai fasti del XVIII secolo. Spesso contraddistinte e dedicate ad un tema di fondo, le nuove edizioni del Carnevale si sono inoltre arricchite di numerosi appuntamenti ispirati alla storia e alle tradizioni della città lagunare, come la Festa delle Marie e il Volo dell’Angelo.