Una terra antica e ricca di storia e cultura, racchiuse tra mura merlate e a difesa delle cittadine (e non solo): ecco i castelli del Veneto da vedere, per scoprire un po’ di più della Terra delle Meraviglie
Rocche, torri, dimora, mura cittadine, borghi fortificati e molto altro ancora: la storia della Terra delle Meraviglie è costellata e impreziosita dai castelli, che ancora oggi conservano tesori nascosti e da scoprire.
E allora ecco i più interessanti castelli del Veneto da vedere, per vestire i panni di dame e nobili, ripercorrere i passi dei nostri antenati e vivere una giornata immersi nello stupore.
I Castelli del Veneto da vedere
Castello del Catajo – Battaglia Terme (Pd)
Il Castello del Catajo deve la sua costruzione alla famiglia Obizzi, originaria della Borgogna (Francia), essa si può considerare, nella storia italiana, una famiglia di “Capitani di ventura”, giunti in Italia al seguito dell’imperatore Arrigo II nel 1007. In un periodo di pace Pio Enea I degli Obizzi (il quale impose il nome all’obice, il cannone da assedio), attratto dalla bellezza dei Colli Euganei, decise di costruire un palazzo adeguato alla gloria della famiglia ampliando la precedente casa materna costruita nei primi decenni del ‘500, oggi chiamata Casa di Beatrice. Esso fu ideato dallo stesso Pio Enea avvalendosi dell’aiuto dell’architetto Andrea Da Valle e sta a metà tra il castello militare e la villa principesca. La parte più imponente detta Castel Vecchio fu costruita in soli tre anni fra il 1570 e il 1573 anche se diversi ampliamenti furono compiuti fino alla seconda metà del XIX secolo. All’inizio erano previste pitture solo sui muri esterni (ora solo parzialmente leggibili) ma nel 1571 Pio Enea chiamò Gian Battista Zelotti, discepolo di Paolo Veronese, ad affrescare le pareti interne con le gesta della sua famiglia, dando vita ad uno dei più spettacolari cicli di affreschi delle ville venete.
La famiglia Obizzi si estinse nel 1803 con il marchese Tommaso, che lasciò il castello agli eredi della Casa d’Este, Arciduchi di Modena; furono anni di splendore con Francesco IV e Maria Beatrice di Savoia, che amarono particolarmente il castello e fecero costruire l’ala visibile più a nord, detta Castel Nuovo, per ospitare la corte imperiale austriaca in visita. Alla morte di Francesco V, senza figli, il Catajo passò all’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando D’Asburgo. Fu per opera di questi due ultimi proprietari che le raccolte archeologiche degli Obizzi, assieme a vastissime collezioni tra cui strumenti musicali, armi e quadri, furono trasferiti a Vienna e nel castello di Konopiste a Praga. Dopo la prima guerra mondiale il Catajo venne requisito dal governo italiano come riparazione dei danni di guerra. Messo all’asta a seguito della crisi del 1929 il castello venne acquistato dai Dalla Francesca che lo rivendettero alla fine del 2015. Il castello è ancora oggi di proprietà privata.
Forte Tre Sassi – Cortina d’Ampezzo (Bl)
Il Forte Tre Sassi (chiamato anche Tra i Sassi) è una fortificazione austro-ungarica risalente alla Grande Guerra riconvertita oggi ad un interessante museo dedicato alle battaglie che si sono succedute tra la Val Parola ed il Passo Falzarego. Venne costruito tra il 1897 ed il 1901 per presidiare il passaggio della rotabile che conduceva verso la Val Badia e controllare le cime del Lagazuoi e del Sass de Stria. Posizionato ad un’altezza notevole (2183 metri s.l.m.), il forte subì alcune modifiche nel 1911 in quanto la sua struttura risultava già obsoleta in previsione di una guerra contro il Regno d’Italia. Nonostante questi lavori di ammodernamento, le autorità austro-ungariche lo abbandonarono già nei primi giorni di luglio del 1915. Poco prima del termine di queste operazioni, una granata italiana lo centrò in pieno provocando dei danni molto ingenti. Se confrontato con i forti costruiti 15 anni dopo sull’altopiano di Folgaria, ci si rende conto che il Tre Sassi era notevolmente diverso. Di forma rettangolare su tre piani, era dotato di feritoie lungo i due lati rivolti verso il Passo di Falzarego (a sud) e sulla Val Parola (ad est), dove erano stati anche installati i due cannoni da 60mm. Non furono invece costruite le tipiche cupole dei forti che solitamente ospitavano dei cannoni o degli obici dal calibro molto più grande. Questa struttura era di dimensioni medie e poteva ospitare fino ad un centinaio di militari. All’interno furono naturalmente previsti anche magazzini, cucine, stanze per l’infermeria ed anche dei loculi nell’eventualità di qualche decesso. Non venne costruita invece una stanza per la fornitura di energia elettrica in quanto l’illuminazione era assicurata da lampade ad olio. L’acqua invece veniva pompata dal vicino Lago di Val Parola. Nel corso degli ultimi decenni una famiglia locale, i Lancedelli, ha dedicato molto tempo alla ricerca di materiale e testimonianze della Grande Guerra. Assieme al Comune di Cortina d’Ampezzo ha quindi provveduto al restauro del Forte e ne ha creato un museo di notevole interesse, inaugurato nel 2003. Al suo interno sono visibili resti sia militari (tra cui una granata da 305mm) sia della vita quotidiana sul difficile fronte dolomitico
I Castelli del Veneto da vedere
Castello Estense – Arquà Polesine (Ro)
Risale al 938 il primo documento che cita Arquà in una donazione alla chiesa di Adria da parte del feudatario Marchese Almerico. Già a quei tempi il centro era importante per la posizione di controllo sulla Pestrina, chiamata pure Fosse Filistine. Guglielmo III dei Marchesella – signore di Ferrara – vi fece costruire nel 1146 un castello per difendersi dagli Estensi, che già miravano alle terre polesane. Nel 1187 un figlio di Obizzo d’Este, sposando l’unica figlia ed erede di Adelardo, reggitore di Ferrara, venne in possesso del castello: ebbe così inizio la dominazione estense. Nel 1308 il castello fu centro della lotta tra due fratelli di casa d’Este che si contendevano il dominio di Ferrara. Nel 1395 il Marchese Nicolò d’Este cedette il Polesine ai veneziani, in cambio di un prestito 50 mila ducati. Arquà, passata sotto il nuovo padrone, acquisì importanza strategica data la sua posizione di transito tra Venezia e Ferrara. Il castello rimase nelle mani dai veneziani fino al 1438, anni in cui Venezia lo cedette agli Estensi, per evitare l’alleanza di costoro con il duca di Milano. Ma già nel 1482 i Veneziani si riappropriarono del castello, in seguito alla “guerra del sale”, scoppiata contro gli Estensi. Il castello fu in seguito comperato dalla nobile famiglia veneta Diedo che lo abbellì con affreschi. Monumento medioevale più rilevante e meglio conservato nel Polesine, il castello di Arquà è sopravvissuto a tutte le fortezze costruite lungo il Canalbianco, che in quel tempo era la via d’accesso principale. Il complesso si compone di una torre merlata medioevale (suddivisa in tre piani), di un corpo di fabbrica che si apre verso il cortile con tredici arcate seicentesche, dal granaio e dalle scuderie. Conserva ancora il fossato tutto intorno e per accedervi occorre superare un ponte, non più levatoio, ma sufficiente a richiamare l’originaria sensazione di accesso al castello. Nel castello di Arquà rivive in una sala, sulle quatto pareti, in un affresco cinquecentesco, il mito di Fetonte, figlio del Sole, che drammaticamente finì la sua vita sulle rive del fiume Po, un tempo Eridano.
Castello di Conegliano – Conegliano (Tv)
Il castello di Conegliano è il fulcro medievale della località veneta. Situato sulla sommità del Colle di Giano, in luogo strategico, il castello domina tutta la città e il territorio ad essa circostante.
Le più antiche notizie sulla fortezza sono del XII secolo. Della struttura originaria e della sua evoluzione è possibile fare delle ricostruzioni solo sulla base di testimonianze pittoriche: infatti, dell’originario complesso del castello oggi sopravvivono soltanto la torre della Campana, parte dell’antico duomo e parte della cinta muraria.
Al suo interno sorge il Museo Civico cittadino, nel quale esistono diverse sezioni, divise per piano: la pinacoteca del pian terreno, l’ambiente di dimensioni maggiori, custodisce opere pittoriche di grande valore, come testimoniano i nomi di Palma il Giovane e del Pordenone; ai piani superiori vi sono reperti romani ritrovati nell’area coneglianese e altri oggetti di interesse storico; l’ultimo piano della torre è dedicato a personalità legate a Conegliano. Esiste all’interno un plastico, eseguito dal trevigiano Ennio Tiveron, in scala 1/72 del castello al tempo della Serenissima.
Alla fine della visita si può godere del panorama della città e di tutta l’area circostante: la pianura veneta fino alla laguna di Venezia, buona parte della pianura friulana, i colli morenici del trevigiano e le Prealpi.
Rocca dei Tempesta – Noale (Ve)
L’imponente fortificazione, di cui oggi rimangono solo i ruderi, fu eretta per iniziativa di Ezzelino III da Romano a partire dal 1245 e terminata nel 1272, durante il dominio dei Tempesta, signori feudali di Noale. In origine era difesa da varie torri perimetrali (oggi se ne vedono tre) e da una possente costruzione sul lato nord (il cosiddetto “mastio”). Al suo interno trovavano spazio gli ambienti di residenza per gli ospiti di riguardo e per il personale di servizio, ma anche le prigioni, un’armeria, le stalle, le cucine, una chiesupola e vari magazzini. Dopo la sottomissione alla Repubblica di San Marco, nel 1339, fu abitata dagli amministratori e dalle guarnigioni di soldati inviati da Venezia. Nel corso della guerra del 1378-1381 fu oggetto di pesanti assedi, che rovinarono molte strutture interne e cadde infine nella mani dei Carraresi, signori di Padova. Dopo la riconquista veneziana, avvenuta nel 1387, fu accuratamente ristrutturata, ma il grande sviluppo delle armi da fuoco nel secolo successivo la rese poco utile sotto il profilo militare. Nel XVII secolo fu progressivamente abbandonata dagli amministratori veneziani, che trovarono più comodo trasferirsi nei palazzi del centro. Nel corso del Settecento lo stato di abbandono provocò numerosi crolli, favoriti anche dalla sottrazione dei materiali che potevano essere recuperati in altre costruzioni. Nella prima metà dell’Ottocento, la rocca finì per essere adibita a cimitero, funzione che mantenne fino alla fine del XX secolo. Negli ultimi anni, dopo il trasferimento del cimitero e il restauro delle strutture murarie superstiti, è stata adibita a sede di manifestazioni culturali e folkloristiche.
I Castelli del Veneto da vedere
Castelvecchio – Verona
Castelvecchio, originariamente chiamato Castello di San Martino in Aquaro, è un castello di Verona attualmente adibito a ospitare il museo civico, è il più importante monumento militare della signoria Scaligera.
Inizialmente il castello prese il nome di San Martino in Aquaro, derivato dalla preesistente chiesa racchiusa nella Corte d’Armi, la cui esistenza risaliva all’VIII secolo. Il toponimo può essere ricondotto sia alla vicinanza dell’Adigetto (acquario o canale), sia alla vicinanza di un ponte (quaro), che avrebbe superato lo stesso canale, o l’Adige. Prese il nome di Castel Vecchio solo dopo la costruzione dei castelli San Felice e San Pietro.
Il nuovo castello si trovava tra la testata della cinta a destra d’Adige, presso la Catena Superiore, e la testata della cinta a sinistra d’Adige, presso la Porta San Giorgio. L’essenza funzionale e architettonica della sua posizione è quella di costituire un elemento della difesa urbana inscindibile dal fiume, e nello stesso tempo predisposto a proiettare la sua azione oltre il fiume stesso. Il ponte, a uso esclusivo del castello, serviva come via di fuga o di accesso per gli aiuti provenienti dalla Valle dell’Adige, evitando così che il fiume diventasse una barriera insuperabile. Ma all’interno del complesso sistema difensivo urbano poteva servire per organizzare sortite in modo da operare tatticamente sulle opposte rive fluviali. Il castello è stato pensato come fulcro dell’intero sistema difensivo, e la sua torre maestra come centro del controllo visuale della città, a sinistra e a destra d’Adige, e del paesaggio circostante.
Castello Inferiore e Superiore di Marostica – Marostica (Vi)
Con castello di Marostica si intende l’insieme dei due castelli, il Castello Superiore ed il Castello Inferiore, uniti da una cinta muraria, lunga circa 1800 metri, che si trovano nella città di Marostica, in provincia di Vicenza.
Con la conquista da parte degli scaligeri del territorio vicentino nel 1311, anche il territorio di Marostica passò sotto il dominio di Cangrande della Scala. Con Cangrande viene avviato il processo di ridefinizione urbanistica della città, con lo spostamento del centro storico che passa dall’antico Borgo, di epoca romana e medioevale, all’attuale centro intramurario.
Risale infatti al 1312 la costruzione dei due castelli: il Castello Inferiore, detto anche Castello Da Basso, e il Castello Superiore. La costruzione delle mura ebbe inizio invece il 1º marzo 1372 da parte di Cansignorio. Sono quattro le porte che permettono di accedere al centro storico, caratterizzato dalla “Piazza degli Scacchi“: la Porta Vicentina a sud, quella Breganzina ad ovest, quella Bassanese ad est e la Porta del Castello Superiore a nord. Lungo le mura ci sono dei camminamenti, gli stessi che in epoca antica permettevano un servizio di guardia. Tra il 1934 e 1935, nella parte sud della mura, fu praticata una nuova apertura al fine di agevolare l’accesso alla ex stazione ferroviaria.
Il Castello Inferiore, di pianta rettangolare, è un tipico castello-recinto costruito a ridosso di un imponente Mastio. Dopo la guerra della Lega di Cambrai, il podestà trasferì la sua sede dal Castello Superiore, gravemente danneggiato, al Castello Inferiore. Il Castello Superiore – a base quadrata con quattro torresini ai lati ed una grande torre centrale – sorge invece su una torre di ben più lunga storia: sul punto più alto del colle Pausolino, ove esso si trova, fu infatti costruita, in epoca romana, una fortificazione, utilizzata anche in epoca medievale (documenti storici riportano che nel 1262 sul colle esisteva una torre “tribus spondis”).
Di fronte al Castello Inferiore e alla Piazza degli Scacchi, sorge invece il Doglione, ora sede della biblioteca civica “Prospero Alpini“. Di tale edificio si trovano tracce scritte in un documento che risale al 1218, quando Marostica fu ceduta a Vicenza da parte di Ezzelino II il Monaco. Conosciuto anche con il nome di Rocca di Mezzo, nel corso del XIII secolo la sua funzione era quella di casello daziario, sia per le merci che entravano a Marostica, sia per quelle che vi transitavano. La sua importanza tuttavia diminuì sotto la dominazione scaligera, allorquando vennero edificati i due Castelli. Esso tornò ad avere maggiore importanza quando Marostica passò sotto la dominazione della Serenissima (tra il 1404 e il 1797).
Tutto qui?
Assolutamente no: la Terra delle Meraviglie ha innumerevoli castelli tutti da scoprire.
E la nostra ricerca non finisce qui!