Abbiamo incontrato Anna Elardo, fondatrice del brand fashion Otra Vez: un sogno nel cassetto, una sfida a 4 mani e tanta creatività

Anna Elardo, 24enne padovana, è la fondatrice del brand Otra Vez e nel suo quotidiano regala sogni da indossare per tutte le donne amanti della bellezza, in ogni forma.
L’abbiamo incontrata nel suo showroom nella zona industriale di Padova, per scoprire il suo universo e il suo percorso, tra sfide, talento e creatività.

Il tuo mondo assomiglia a quello delle fiabe e le tue creazioni ricordano la fanciullezza. Come eri da bimba e qual era il tuo sogno nel cassetto?
Ero una bambina solare, sempre contenta: amavo stare in mezzo alla gente e mi piaceva vestirmi bene perché mia mamma mi ha sempre abituata ad andare alla ricerca di abiti originali. Posso dire di essere stata educata alla bellezza e cerco a mia volta di proporre e sviluppare il “bello” giorno per giorno. Non avevo un sogno, non godevo di particolari predisposizioni, mi piaceva scrivere e il mondo della moda mi ha sempre molto affascinata, ma non avrei mai immaginato che sarebbe diventato il mio lavoro nel futuro

Otra Vez

Quando è nato Otra Vez?
Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico mi sono iscritta all’Università a Verona alla facoltà di Scienze della Comunicazione: non avevo la minima idea di cosa fare nella vita perciò scelsi questo corso di laurea perché poteva aprirmi vari tipi di strade e aiutarmi a “temporeggiare” per potermi guardare dentro. Così ho frequentato l’Università per tre mesi ma mi sentivo semplicemente spenta: avevo bisogno di stimoli nuovi che non riuscivo a trovare e così mi sono sorti alcuni dubbi. Era il Febbraio 2013 quando iniziai a fantasticare su un’idea di shorts con tasche intercambiabili proprio nell’anno in cui questo tipo di capo spopolava in tutte le salse, e così iniziai a sviluppare questa idea. Una sera ne parlai con Matteo, il mio ragazzo, e mostrandogli dei semplici schizzi gli confessai di essere alla ricerca di qualcuno con cui portare avanti questo progetto. Mi diede subito la sua totale disponibilità: studiava economia ed eravamo fidanzati da solamente un anno, eppure neanche una settimana dopo stavamo cercando sul web fornitori, aziende e produttori. Purtroppo non abbiamo avuto nessun tipo di aiuto in questo ambito, ma con grande impegno e determinazione, ci siamo ritrovati solo 15 giorni dopo ad attraversare l’Italia spostandoci in auto verso il sud Italia, dove abbiamo trovato un’azienda che produceva jeans. Da lì abbiamo lanciato gli shorts, fondato la società e iniziato a venderli. Dopo pochi mesi ho ricevuto richieste per la collezione invernale successiva. Non mi sarei mai aspettata che le mie creazioni ottenessero così tanto successo. Siamo passati dalla taverna di Matteo, dove avevamo il nostro “ufficio”, ad un vero e proprio spazio tutto nostro

Quali emozioni provi indossando un capo Otra Vez che hai sognato, desiderato, creato e messo in produzione? E quali capi preferisci delle tue collezioni?
Inizialmente mi sembrava una cosa impossibile e ancora più strano era vedere le mie creazioni indossate da parenti e amici. Ho provato un’immensa felicità e soddisfazione. Oggi mi vesto esclusivamente con i capi che disegno, e questo mi stimola moltissimo a cercare di spingermi ogni giorno più avanti e migliorarmi.
Tutto quello che esce con il marchio Otravez è idea mia. Il mio ragazzo è il mio socio e si occupa di un altro aspetto dell’attività, non ho persone a cui chiedo consigli, guardo tutto ciò che è bello e tutto ciò che funziona. Faccio fatica a trovare un capo che mi faccia sentire realizzata più di un altro. Sicuramente ci sono alcune proposte che mi danno più soddisfazione in quanto sento di aver lavorato meglio: dell’ultima collezione “io vivo a colori” adoro l’abito con i cigni color melanzana. Se torno con la mente agli inizi, i miei preferiti sono i jeans impreziositi da dettagli in pelle, mentre la collezione “arance”, “fragole”, “Frida Khalo” e la linea di costumi mi hanno appassionata particolarmente

Dove crei e dove produci?
Inizialmente ci affidavamo a terzi, avevamo già i prodotti finiti suddivisi per taglia e modello. Dopo un anno abbiamo capito di aver bisogno di una sede e ci siamo trasferiti in un nuovo spazio più grande. Novità dell’ultimo anno è l’apertura del nuovo showroom affiancato da un laboratorio con 5 sarte che realizzano il 90% della produzione

Otra Vez

Quali sono gli aspetti positivi e negativi del tuo mestiere di fashion designer?
Il lato positivo consiste nella possibilità di fare ogni giorno quello che più mi piace e di non dover rendere conto a nessuno. Mi confronto con Matteo, ma dal punto di vista creativo ho carta bianca e questa è una delle cose più belle e che mi fa sentire responsabile e realizzata, oltre che una mossa vincente perché se una cosa venisse vista da più teste forse non ci sarebbe la stessa coerenza di intenti.
Il lato negativo è l’alto livello di stress: per Otra Vez vivo sempre con il cellulare in mano, cerco di essere disponibile anche in orari extra-lavorativi e non è semplice essere sempre a filo diretto con il cliente

Come immagini il tuo futuro?
Sto vivendo il mio sogno nel cassetto e spero di riuscire a creare una mia realtà che si distingua. Il mio obiettivo è ben definito: vorrei che Otra Vez diventasse il punto di riferimento per le donne che cercano prodotti di nicchia curati, raffinati, unici con diverse fasce di prezzo. Ma soprattutto spero di riuscire a tirar fuori le molteplici personalità di ogni donna

Articolo precedenteLa Posta di Sgaialand: in amore vince chi fugge?
Articolo successivo3 Minute Beauty: Simonetta Zanette, Beauty Expert a La Rinascente di Padova
Redazione Sgaialand
Un team tutto veneto formato da professionisti in ambiti diversi. La redazione Sgaialand Magazine racconta il Veneto che funziona, appassiona, cresce ed emoziona. Quello frizzante, curioso, impegnato, spesso eccellente, sempre sgaio.