Avete mai sentito parlare di FOMO o FOMOMO? La dott.ssa Federica Boniolo di #UnitiInRete prosegue con la sua rubrica dedicata all’educazione digitale soffermandosi oggi su due termini ignoti ai più, ma che riguardano più giovani e adulti di quanto si possa pensare. Ecco perché e bene conoscerli e sapere a cosa si riferiscono.
Continuiamo nel viaggio alla scoperta di termini e acronimi che indicano i nuovi comportamenti e disagi creati dal rapporto disfunzionale fra uomo e tecnologie.
É un caldo sabato sera di agosto, sono stesa sul mio divano, condizionatore acceso e smartphone in mano.
Gli amici più stretti sono in vacanza o presi da impegni vari, e io non ho trovato nessuno con cui uscire.
Mi accingo quindi a passare una serata in casa. L’abitudine, unita alla noia, mi porta a navigare in rete. Entro ed esco da Facebook ed Instagram, girovagando inquieta. Vedo post con le foto delle vacanze di qualche conoscente, tag a feste in spiaggia, amici che condividono pezzi di video di concerti a cui stanno assistendo. Instagram poi è una sfilata di persone in località turistiche mozzafiato, intenti a mangiare cibo dall’aspetto succulento in locali spettacolari, vestendo abiti all’ultima moda ed esibendo sorrisi che esprimono una sfacciata felicità.
Inizia ad assalirmi una certa ansia: pare che tutti si stiano divertendo alla grande, tranne me! Oltre all’ansia, inizio a provare anche parecchia invidia: la mia vita è insignificante!
La situazione descritta è un esempio di FOMO, ossia Fear of Missing Out, tradotto “paura di perdere qualcosa, di essere tagliati fuori”. È la sensazione provata scrollando le timeline dei propri social, vedendo cosa stanno facendo gli altri, da cui scaturisce la convinzione che tutti si stiano divertendo più di noi, o facendo cose interessanti senza di noi. L’insoddisfazione nei confronti della propria vita, unita al paragone continuo con quello che gli altri pubblicano, può generare un malessere che si manifesta con ansia, senso di inferiorità, umore depresso e bisogno compulsivo e masochistico di controllare continuamente i social per non perdersi nulla. Nelle forme più estreme, che denotano alti livelli di dipendenza, molte persone arrivano a risvegliarsi anche più volte nell’arco della notte, proprio per compiere questa azione.
Non solo il vedere certi contenuti può causare malessere. Paradossalmente, a volte anche l’assenza di post pubblicati dai propri contatti può far nascere il sospetto che essi possano essere impegnati in attività più gratificanti ed attrattive delle nostre, e scatenare ansia. Il retropensiero in questo caso è: “se non pubblicano niente è perché staranno facendo qualcosa di talmente interessante da scordare anche di condividerlo sui social”. L’ansia è dovuta al fatto di non sapere cosa stiano facendo gli altri. In questo caso si parla di FOMOMO (Fear Of Mistery Of Missing Out, ossia paura del mistero di perdersi qualcosa, del non sapere).
Qualche consiglio se vi sentite in preda a FOMO o FOMOMO:
- ogni tanto imponetevi delle pause dai social, e mettetevi a fare altro, lasciando lo smartphone in un’altra stanza
- ricordate che in rete non è tutto oro quel che luccica: molte foto e post sono modificati ad arte per presentare le cose meglio di ciò che sono in realtà. Si rischia di farsi rodere di invidia per qualcosa che non è come sembra, ne vale la pena?
- ricordiamo che il tempo passato a spiare gli altri sui social è tempo sottratto alla nostra vita, e, perché no, al fare tutte quelle cose che invidiamo agli altri!
- se qualche vostro contatto pubblica in continuazione post che vi fanno provare emozioni spiacevoli e vi portano a mettere ogni volta in discussione la vostra vita, perché non rimuoverlo?
Se vi siete persi i precedenti neologismi che ho analizzato qui su Sgaialand, vi basterà cliccare sulla parola che più vi incuriosisce tra quelle di seguito: vamping, sexting, nomofobia, sharenting.