Torna una delle penne più ironiche e raffinate del panorama letterario veneto, Gianni Lorenzi, che con Quando Arriva La Sera dipinge un grande affresco, bizzarro del mondo contemporaneo
Tania Mainenti è una donna giovane e affascinante la cui esistenza si trascina grigia e malinconica tra frustrazioni sentimentali e lavorative.
Un giorno, parlando col fratello, scopre un segreto familiare che riguarda il padre, del quale è rimasta, incredibilmente, all’oscuro. Vorrebbe indagare a ritroso per capirne il senso e ricostruire la verità, ma si rende conto che ciò significa rischiare di demolire le certezze su cui ha basato la propria vita.
Questa è la storia dipinta nel nuovo romanzo dello scrittore vicentino Gianni Lorenzi, Quando Arriva La Sera, recentemente uscito per David and Matthaus.
Attorno alla vicenda che vede protagonista il passato e la storia di Tania, si intrecciano e sovrappongono le storie di altri personaggi, ognuno dei quali custodisce nel proprio animo un lato oscuro, inconfessato e inconfessabile. Ne risulta un affresco, bizzarro e impietoso, del mondo contemporaneo: la lotta per il potere in azienda, l’incubo della disoccupazione, la noia esistenziale, le vicende amorose, i resoconti eccessivi e ruffiani dei mass-media, questo e molto altro è messo in scena da una penna ironica e raffinata, con una scrittura che si distingue per la marcata originalità stilistica e un’esibita noncuranza degli attuali modelli narrativi.
L’autore, Gianni Lorenzi, si racconta: nato a Lugano nel 1969 e residente in Veneto, nel novembre 2014 ha pubblicato il romanzo L’Anno della Grande Nevicata ambientato proprio nel periodo della storica nevicata nella Terra delle Meraviglie degli anni ’80, e Quando Arriva La Sera ne costituisce una sorta di seguito.
“Quando terminai la stesura de ‘L’anno della grande nevicata’, molti anni fa, mi sorpresi nel provare una sorta di affezione per alcuni dei miei personaggi. Credo sia un sentimento non così raro per uno scrittore; in pratica non volevo distaccarmene e avrei voluto continuare a raccontarne le vicende. Ho però preferito non indugiare attardandomi con loro nello stesso romanzo. Anche perché, per mia fortuna, avevo a disposizione molte situazioni narrative rimaste aperte nel romanzo, in virtù del fatto che prediligo lasciare in sospeso i personaggi secondari (e in verità un po’ anche quelli principali), volendo evitare di dare al romanzo una struttura troppo geometrica, una di quelle architetture perfette rischiano di lasciare un’impressione artificiosa. Preferisco prendere e lasciare le situazioni a metà, imitando un po’ la vita reale, dove le vicende non hanno mai un inizio e una fine ben definiti. E così non mi restava che scegliere a quale personaggio assegnare il ruolo di protagonista e quali accompagnare come personaggi secondari, immaginando nuovi sviluppi nelle loro vite all’interno di un nuovo romanzo. Così facendo mi sono ritrovato a giostrare molteplici nuclei narrativi e ne è uscito un quadro piuttosto ampio e variegato, tenuto insieme da alcune tematiche generali. Mi sono anche divertito nel confermare e smentire alcuni elementi del romanzo precedente (per esempio il titolo), e così ne è uscito un testo che, pur avendo completa autonomia, funge anche da completamento de ‘L’anno della grande nevicata’. Ecco, grosso modo così è nato ‘Quando arriva la sera’“
Qual è il quadro che si ha della società contemporanea delineata nel romanzo?
“È un quadro che evidenzia in modo particolare le difficoltà del singolo a trovare un posto nella società e quindi a dare un senso alle proprie giornate. I personaggi si ritrovano spesso privi di motivazioni e di soddisfazioni e non riescono a trovare la loro strada, in un mondo dove le istituzioni sociali e culturali appaiono lontane, rigide, inefficaci, e gli antichi valori risultano ormai svuotati del loro significato. Quello che propongo è però sempre il punto di vista del singolo, la sua sensibilità, le sue paure, le sue crisi, senza mai affrontare tematiche sociali generali. Il quadro che ne risulta è quindi un puzzle di situazioni singole. Per mia natura ritengo sia questo l’unico modo in cui si può affrontare onestamente una problematica: valutandola nella sua singolarità. Più si allarga l’obiettivo, più ci si inoltra in generalizzazioni progressivamente mistificanti e ci si avvicina alla statistica”
Da L’Anno della Grande Nevicata al nuovo progetto: qual è stata l’evoluzione di Gianni Lorenzi come scrittore?
“Tra questi due romanzi c’è una forte omogeneità stilistica e, se vogliamo usare un parolone, di poetica. Entrambi i testi intendono proporre un approccio peculiare alla scrittura, fatto di elementi metanarrativi, di invenzioni stilistiche, di spunti ironici e talvolta anche umoristici. C’è anche la forte volontà di evitare le spinte omologanti, ormai diffusissime, che derivano dai dettami di certe scuole di scrittura creativa e sono andati intaccando l’intero sistema culturale. In questo contesto, l’ironia spesso nasconde un deciso intento polemico. Dal punto di vista più strettamente tematico invece ‘Quando arriva la sera’ si inoltra in territori più bui rispetto a ‘L’anno della grande nevicata’, avvicinandosi a temi esistenziali e a problematiche difficili, come per esempio il suicidio“
Fare lo scrittore in Veneto, cosa significa per Gianni Lorenzi?
“Il Veneto è certamente defilato, lontano dai ‘centri di comando’ culturali. Questo, da un certo punto di vista, è un vantaggio, perché aiuta a preservare un approccio scevro da condizionamenti extra-letterari di varia natura. Dall’altro però non aiuta certo ad emergere! Temo comunque che la difficoltà ad emergere sia largamente diffusa sul territorio nazionale. Più interessante mi sembra invece pensare al Veneto con riferimento ai nostri precedenti letterari, tentando di riconoscere una sorta di filone, un terreno comune: Guido Piovene, Goffredo Parise, Luigi Meneghello, Fernando Bandini, per restare solo in ambito vicentino. L’ironia, l’eleganza, la cura della parola costituiscono il terreno comune di scrittori che hanno prodotto opere molto diverse tra loro. Io – e lo dico con la massima modestia e senza voler proporre paragoni – questo terreno lo riconosco e mi viene da calpestarlo come fosse il giardino di casa. Ecco, forse fare lo scrittore in Veneto significa anche – e soprattutto – questo“