Musicista, vegetariana, figlia d’arte e creativa: la storia di Chiara Canzian tra palcoscenico, i Pooh e il libro scritto a 4 mani con il padre. E la tradizione culinaria italiana viene reinventata in chiave vegana
Dei vegani si parla spesso male, soprattutto nel nostro Paese.
Vengono perlopiù dipinti pronti a giudicare chi non ha abbracciato la loro scelta di vita e troppo poco spesso, invece, si cerca di capirne le ragioni.
Complice anche Giuseppe Cruciani, la cui guerra (reciproca) ai vegani è ormai nota e sui toni del ridicolo (ambo le parti – ndr), recentemente si è tornato a parlare a gran voce di alimentazione con o senza carne e derivati, per grandi e piccini.
Certo è che, secondo i dati diffusi dal Rapporto Italia 2016 di Eurispes, si registra un aumento dei vegetariani nel Bel Paese, che sono circa il 7,1% del campione intervistato contro l’1% dei vegani, seppur in crescita rispetto allo 0,6% del 2015.
Scelte alimentari, scelte di vita abbracciate con consapevolezza (o almeno si spera – ndr), chi per amore degli animali e chi per la consapevolezza che non sempre ciò che mangiamo è controllato e sicuro e, infine, chi per cercare, nel suo piccolo, di non gravare sull’equilibrio ambientale.
Sì perché, dalla seconda metà del ‘900, il consumo globale di carne è aumentato di cinque volte, da 45 milioni di tonnellate all’anno nel 1950 a 233 milioni nel 2000, e recentemente si è misurato l’impatto del settore della produzione di cibo da animali che raggiunge il 51% dell’emissione di diossido di carbonio (poco dopo il settore fashion, come raccontato nell’intervista a Matteo Ward).
Non belle cose, a pensarci bene.
Quello dei vegani è un movimento che si basa sulla maggiore sostenibilità ambientale delle diete cruelty free e sulle questioni di salute. E una recente ricerca della University of Oxford ha stimato quanto si risparmierebbe se nel 2050 tutto il pianeta fosse vegetariano o vegano, tra costi sanitari e benefici ambientali: circa 1.483 miliardi di dollari l’anno.
In ogni caso, essere vegani o vegetariani, come non esserlo, è una scelta, che in quanto tale va scoperta, approfondita, argomentata e compresa.
Io, vegetariana convinta da anni, vedo i vegani quasi irraggiungibili nelle abitudini che spesso trovano poco riscontro pratico con la realtà. Almeno per la mia esperienza, perché spesso capita di andare al ristorante e trovare carne ovunque, come se fosse l’unica cosa che si può mangiare, come se non ci fosse altra scelta e con una tale leggerezza nell’inserire qua e là fettine varie, affettati e pancetta, come si trattasse di spezie innocue.
La verità è che nel nostro paese, nonostante le crescenti possibilità dalla grande distribuzione alla ristorazione per chi ha scelto di escludere gli animali dalla sua dieta, la succulenta, godibile e godereccia tradizione gastronomica influenza ancora le pietanze proposte, tanto che spesso le alternative “without” sono care oltre che rare.
Ma essere vegani è un’altra cosa ancora dal non mangiare carne, e per comprenderlo ho incontrato Chiara Canzian, come me vegetariana e recentemente co-autrice di un volume che illustra proprio la tematica della scelta vegana con ricette e spunti costruttivi.
SPOILER ALERT: non parleremo di estremismi, alimentazione neonatale e infantile, asili vegan e simili. Non è la sede né abbiamo le competenze necessarie e fondamentali per farlo.
Ma torniamo a noi, anzi a lei, Chiara Canzian, classe 1989, cantautrice trevigiana figlia d’arte (il padre è il mitico Red Canzian, bassista dei Pooh), fin da piccola cresciuta nel mondo della musica tanto da muovervi i primi passi proprio da bambina con il papà e il fratello Phil Mer per l’inno del Treviso “Il calcio del sorriso”.
Dal 2009 ha spiccato il volo con un primo album, “Prova a dire il mio nome”, ricco di collaborazioni illustri (da Alex Britti a Pacifico e Niccolò Agliardi) e la partecipazione al Festival di Sanremo con l’omonimo brano scritto da Giuliano Sangiorgi (leader dei Negramaro).
Di Chiara Canzian si conosce la carriera musicale degli ultimi anni, ad esempio con l’album “Il mio sangue” uscito nel 2011, le partecipazioni ad appuntamenti di spicco come il concerto Amiche per l’Abruzzo, evento di beneficenza in favore delle popolazioni colpite dal terremoto che distrusse L’Aquila, e, soprattutto, la scelta alimentare.
Chiara Canzian, infatti, come il padre ha optato per una scelta etica e di vita per “non costare troppo con questo nostro passaggio sulla Terra a tutto ciò che ci circonda”, come racconta Red.
Lui vegano e lei vegetariana, insieme uniti non solo dalla musica ma anche da questa scelta, raccontata in un libro recentemente edito da Rizzoli, “Sano Vegano Italiano”, nato per fare chiarezza sul mondo dei vegani e per affrontare con serenità e consigli pratici uno stile alimentare che è anche uno stile di vita.
Chiara Canzian, così mi parla della genesi di questo progetto editoriale:
“È stata un’idea di mio papà che voleva raccontare la sua esperienza di vegano, i grandi vantaggi di salute avuti dopo aver fatto questa scelta e i danni ambientali provocati dagli allevamenti intensivi. La mia partecipazione è nata con l’idea di “addolcire” la prima parte più approfondita con una seconda dedicata a 50 ricette vegane, 10 per ogni stagione e 10 dedicate ai dolci. Mi sono molto divertita a pensare i piatti, realizzarli, perfezionarli e seguire i momenti nei quali questi venivano fotografati dalla bravissima Giulia Fedel”
Vegetarianesimo e veganesimo: come è nata questa scelta e come descriveresti la filosofia e il lato pratico, in particolare riferimento alla tradizione enogastronomica italiana?
“Il mio percorso è iniziato 8 anni fa smettendo di mangiare la carne e si è poi evoluto 4 anni fa smettendo di mangiare anche il pesce dopo la visione di un video molto toccante: “Pareti di vetro” di PETA Italia.
Mi ha fatto veramente rendere conto di come non ci sia nessuna differenza tra la sofferenza degli animali “da carne” e quella dei pesci che hanno solo la sfortuna di non riuscire ad esprimerla in un modo evidente a noi umani non avendo voce e occhi “particolarmente espressivi” almeno secondo i nostri parametri umani.
Ho iniziato a fare la cuoca a livello professionale quando ero già vegetariana, quindi mi sono sempre occupata di questa cucina e di quella vegana.
Sono una persona a cui piace molto mangiare, che non sopporta le diete e che ama i sapori forti, quindi difficilmente vengo soddisfatta dai ristoranti che fanno proposte vegane perché hanno evidentemente la convinzione che i vegani debbano mangiare piatti tristi e poco invitanti.
Mi sono quindi posta il problema di creare piatti piacevoli, gustosi, colorati e con sapori familiari, riconoscibili dal palato di qualsiasi italiano.
Da qui l’idea di partire dalla tradizione italiana e dalla cucina mediterranea, per proporre piatti a volte già vegani in partenza e a volte rivisitati attraverso la mia creatività”
Quanto è importante, oggi, parlare di alimentazione al grande pubblico per educarlo a mangiare sano nel rispetto della natura?
“Credo sia necessario perché ci stiamo dirigendo inevitabilmente verso un punto di non ritorno e l’unica speranza è un cambio di cultura e abitudini delle nuove generazioni. C’è un forte aumento di vegetariani e vegani tra i giovani e questo è un importante segnale del fatto che evidentemente il messaggio sta arrivando, ci sono più stimoli all’informazione e c’è la possibilità di conoscere con più facilità nuovi punti di vista.
Gli allevamenti intensivi stanno rovinando non solo la salute degli animali ma anche la nostra e quella del pianeta. Sono la causa del 51% dell’inquinamento atmosferico, mentre i trasporti solo del 13%: se si pensa a quanti provvedimenti (blocco del traffico, targhe alterne) si adottano per l’inquinamento del trasporto su ruota, capiamo velocemente quanta disattenzione ci sia, d’altra parte, nel non limitare un consumo massiccio di carne.
Ma oggi iniziamo finalmente a capire l’importanza del ciclo stagionale e del Km 0, tutte cose che i nostri nonni facevano naturalmente. Fondamentalmente basterebbe tornare indietro di 60/70 anni per ritrovare un equilibrio migliore, anche nel consumo di carne, se si preferisce non eliminarla”
Tornando alla musica, questa è, insieme all’alimentazione, ciò che ti avvicina a tuo padre: “Il primissimo incontro è stato molto naturale e primitivo. Pensa che a 6 mesi mi ero inventata una ninnananna di versetti ritmici a due note alternate che mi cantavo da sola fino ad addormentarmi… i miei genitori erano molto impegnati e persino un neonato riesce ad arrangiarsi secondo necessità”
Il futuro di Chiara Canzian sarà un po’ musicale, con la possibilità di collaborare proprio con il padre per i suoi progetti da solista, ma la sua strada è un’altra: quella della cucina.
“Fare la cuoca mi fa stare bene e riesco ad esprimermi come vorrei mettendo tutta me stessa nei piatti. Chissà, magari in futuro ci sarà un altro libro di ricette, mi piacerebbe molto”