Oggi vi parlo di “influencer”, un argomento che mi è caro e che mi vede coinvolta dal momento che, come molti di voi sanno, se oggi sono diventata un’imprenditrice e ho potuto stravolgere la mia vita per dedicarmi alla realtà Sgaialand, è proprio grazie alla mia curiosità, passione per i social network, al mio personal branding e alla mia attività di influencer. Sì, in qualche modo rientro anch’io in questa categoria, e devo farmene una ragione!
Oggi vi parlo di Influencer e Influencer Marketing e di alcune dinamiche, che forse è ora cominciare ad osservare con maggior consapevolezza e spirito critico. Perché, se è vero che per molti settori oggi sembra che la comunicazione più efficace sia solo tramite la figura di eroi ed eroine del web ricoperti di like e follower, è anche vero che nel settore si stanno verificando molte dinamiche che, da imprenditrice, vorrei sapere. Eccome se vorrei saperle. Siamo su Sgaialand Magazine quindi, per non annoiarvi troppo, ho tramutato le mie considerazioni in una riflessione semibreve e semiseria.
Influencer Marketing: riflessione semibreve e semiseria
Semplifico molte cose, solo per non andare avanti a oltranza:
Ormai i vari profili di personaggi semisconosciuti con aspirazioni da “WannaBeInfluencer” sono pimpati quasi tutti a 100k follower. Se sei sotto i 50k, sembri di serie Z. Per me sarebbe più importante parlare e scrivere in italiano correttamente, ma mi rendo conto che i miei 33 anni cominciano a farsi sentire!
Le povere aziende ignare e che vogliono pubblicità pensano che l’efficacia di un influencer si debba valutare coi follower, venendo praticamente truffate dalle varie agenzie di PR (che fanno una scuderia di influencer comprando per loro i seguaci) e dagli influencer stessi. Non sempre. Ma quasi. Non ottengono risultati o non quelli sperati e si incazzano, giudicando male la categoria (portali tu 100.000 profili finti a comprare sul tuo e-commerce o a visitare il tuo sito!).
Quelle un po’ più evolute, invece, ti rispondono che sanno bene che i follower sono finti, ma loro sono furbe e guardano engagement e interazioni. Purtroppo, i non addetti ai lavori non sempre sanno che, ormai, sono finti anche 3/4 di quei commenti, perché automatizzati da un BOT (che personalmente giustifico in parte per piccole attività di supporto che fanno risparmiare tempo), oppure, MOLTO PEGGIO, perché concordati su veri e proprio gruppi su Telegram o altro in cui le persone si mettono d’accordo per commentarsi a vicenda. Ecco perché i nomi dei commentatori da migliaia e migliaia di follower sono sempre gli stessi e i commenti sono miseri, perché appena uno del tuo gruppo mette una foto devi essere velocissimo ad andargli a scrivere qualcosa al volo. Più commenti in pochissimo tempo, più popolarità del post, più visibilità per gli algoritmi e per il tuo contenuto. Quanta autenticità, eh? Roba da stare attaccati a PC e telefono tutto il giorno, perché il gruppo è fatto di tante persone ed è un post dietro l’altro. A me sono arrivate più di 20 proposte per entrare in gruppi di engagement. Non ho avuto manco il tempo di aprirle tutte, figurati se posso stare all-day su Telegram e Instagram.
Chi è molto forte come immagine sui social, non è detto sia forte come sito web. E viceversa.
Se a te, azienda, interessa indicizzarti o posizionarti sul web, non è detto che un profilo da 100k su Instagram o Facebook abbia un sito con altrettante visite. Non solo perché, come già detto, il seguito potrebbe essere del tutto artefatto, ma perché a volte certi profili sono fortissimi come immagine sui social… ma non riescono a trainare le persone su un sito, anche il loro stesso sito. Se io so che l’influencer di turno ha addosso una maglietta di Prada e ha taggato il marchio nella foto, che mi frega di andare a leggermi il suo articolo in cui mi dice quanto è fica Prada, se mi interessa solo sapere di che marca è e dove la posso trovare? Ci sono ancora le persone curiose che leggono volentieri anche quegli articoli e vogliono approfondire, ma quante sono? Chiediamocelo o pensate, e pensiamo, se siamo tra quelli.
Instagram, poi, dopo dieci giorni fa sembrare ogni foto vecchia e non la noti più; da Google, invece, non ti schioda nessuno, se ti affidi a qualcuno di bravo e davvero capace. La tua maglietta di Prada non la vedo più se sono un tuo nuovo seguace e l’hai postata 20 giorni fa, perché guardo solo le tue ultime foto, probabilmente.
Ecco perché oggi non si può fare da soli se non si conoscono tanti, tantissimi meccanismi del web. E questi sono solo una piccolissima parte. È bene fare analisi diverse, e tante.
State attenti a non farvi fregare, dunque.
Capite se vi interessa di più una campagna social o altro; spesso le aziende non sanno bene di cosa hanno bisogno. Dipende dagli obiettivi.
Ripeto: ci sono anche casi molto positivi. Ci sono le persone che hanno traffico e dati reali. Eccome! Ma bisogna riconoscerli.
Cominciate a dare più credibilità e fiducia ai piccolini. Ci sono profili da 10k che hanno performance eccezionali, così come i tassi di conversione.
No, i nomi dei colpevoli non si fanno. Chi è del settore li riconosce in pochi secondi. Ma sappiate che sono girate minacce di morte quando qualcuno ha detto “ora sputtano e faccio i nomi di tutti”.
Di questo e molto altro parlerò ancora una volta all’Università IUSVE il 7 marzo, con un nuovo modulo sulla monetizzazione per blogger. Nel frattempo, forse, vi ho fornito qualche spunto di riflessione.
Vi mostro il mio essere influencer alternativa e il mio #PrendilaSgaia sul mio profilo Instagram personale.
Ciao Sgaii, buon proseguimento di lettura su Sgaialand Magazine, che vi sta preparando numerose sorprese per il 2018!
♥
Sgaia