Un archivio segreto nascosto tra le calli veneziane: è la “Fabbrica del vedere” dell’architetto Carlo Montanaro, un luogo sospeso nel tempo dove farsi ammaliare da pellicole, libri, scatole ottiche, caleidoscopi e immagini visionarie, ombre cinesi, caleidoscopi, lanterne magiche di ogni forma e colore.
Ora è tutto virtuale, ma alle spalle c’è una storia lunga e affascinante da raccontare: dalla lanterna magica alla cinepresa, alla radice di quello che non c’è più. Carlo Montanaro ha costruito questo archivio con pazienza, lungo tutto la sua vita, con la stessa passione che lo colpì da bambino quando vide per la prima volta il teatrino dei burattini. È nata così la “Fabbrica del Vedere”, un museo incastonato in tre piani di una casa tipicamente veneziana, nascosta in calle del Forno, in Strada Nova, a pochi passi dalla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’Oro.
“Attilio D’Este abitava in questa casa – racconta Montanaro, che ha insegnato teoria e metodo dei mass media all’Accademia di belle arti di Venezia, divenendone poi direttore, ed è stato inoltre docente di teoria e tecnica del linguaggio cinematografico e successivamente di restauro del cinema e dell’audiovisivo nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Ca’ Foscari – era un panettiere appassionato di cinema e questa casa conteneva delle testimonianze della storia del cinema e precinema. Quando morì, decisi di acquistare la casa e il materiale presente e così ho aperto questo museo dalla fine del 2014, aggiungendo tutto quello che io possedevo e quello che ho poi comprato durante questi anni”.
Tre piani zeppi di pellicole, di cineprese, di pubblicazioni, di fotogrammi e fotografie, di strumenti che oggi sembrano venuti da un altro pianeta: i diorami, i visori stereoscopici, il “mondo nuovo”. Materiali che raccontano storie, strumenti che conservano il fascino del bianco e nero, dai primi passi dell’immagine in movimento, dalla luce che filtra in un cartone per ripercorrere a tutto tondo la storia del cinema. E tra gli scaffali, negli archivi, nei cassetti, c’è anche tanta Venezia.
L’archivio comprende una quantità estremamente eterogenea di materiali che cercano di testimoniare il “vedere” da quando è possibile riprodurre le immagini. E quindi iniziando dalle incisioni (da Canaletto alle Vues d’optiques…), passando attraverso i vetri della lanterna magica, arrivando alla fotografia, all’analisi e alla sintesi del movimento, testimoniate dalle apparecchiature del precinema, fino al cinematografo, alla televisione e al digitale. Ci sono gli esperimenti di Jules Etienne Marey, le scoperte dei fratelli Lumière, c’è l’inventore della finzione Georges Méliès, c’è il cinema muto, l’introduzione del sonoro e dei colori. C’è lo scomparso mondo della pellicola, il Cinemascope, il 70mm, la celluloide, poi acetato e infine poliestere, c’è un mondo che cambia, un mestiere che cambia, un linguaggio che cambia, ma che grazie agli sforzi di Montanaro non va perduto ma, anzi, va raccontato e fatto conoscere in questo piccolo angolo di Venezia.
Fabbrica del Vedere
Calle del Forno
Cannaregio 3857
30121 Venezia
(di fronte alla fermata del vaporetto Ca’ d’Oro)
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t. +39.041.5231556
t. +39.347.4923009