Martedì 27 novembre siamo state ospiti del Teatro Stabile del Veneto nella meravigliosa cornice del Teatro Verdi di Padova per la messa in scena di Intimità, spettacolo della compagnia Amor Vacui che non solo ci ha intrattenuto e divertito moltissimo, ma ci ha lasciato un sacco di spunti di riflessione. Ecco cosa ne pensa la nostra Psicoterapeuta Giulia Disegna
Cos’è l’Intimità?
Una domanda complicata con varie risposte possibili. Intimità é dimensione che tocca ogni individuo nelle sue relazioni interpersonali. Ma è anche il titolo dello spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Veneto: un intreccio di monologhi.
Tre attori sulla scena si confrontano, interagendo di continuo con il pubblico, sulla tendenza a ripetere nelle relazioni gli stessi schemi di comportamento.
Intimità è scritto, diretto e interpretato da Amor Vacui, compagnia padovana di under 35 diplomati all’Accademia Palcoscenico, che dalla vita quotidiana trae spunto e ispirazione per rappresentare le contraddizioni del nostro comportamento analizzandole da un punto di vista psicologico, sociologico e umano con profondità e ironia.
Lo spettacolo è frutto della scrittura condivisa di tutti e cinque i membri della compagnia, Michele Ruol, drammaturgo, Lorenzo Maragoni, autore della regia, e degli attori Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo e Andrea Tonin che sul palco svelano al pubblico la propria intimità.
Parlare di intimità è complicato, quasi quanto il viverla sulla propria pelle come fanno i tre bravissimi attori che si mettono in mostra davanti al pubblico con le difficoltà e le peripezie di chi ama, di chi è amato e di chi ama l’amore.
Due uomini ed una donna che raccontano le diverse fasi della vita di relazione, dall’adolescenza alla maturità passando per l’età adulta, strizzando l’occhio a concetti psicologici profondi e portati in scena con ironia ed acume. Come ad esempio il concetto della Coazione a ripetere: la terminologia psicoanalitica la descrive come una proprietà dell’inconscio che permette di mantenere immutate determinate caratteristiche fondamentali all’infuori della stessa dinamica conflittuale o addirittura contro di essa; in altri termini l’inconscio tende a un’omeostasi conservatrice. Cioè ci ritroviamo a fare lo stesso sbaglio mille volte perché tendiamo a considerare una sola soluzione, come se fosse l’unica esistente.
E quindi la tendenza a ripetere lo stesso errore ha lo scopo di trovarsi in una situazione in cui si rivive un trauma, con lo scopo di superare il dolore legato ad esso.
Ma come uscire dallo stesso schema trito e ritrito?
La base è la consapevolezza ed una buona dose di sangue freddo e spregiudicatezza nel riossevare i propri comportamenti.
Le chiavi di lettura sono spesso nel passato: si è spinti inconsciamente a riproporre la scena edipica familiare cioè di quando eravamo bambini con i nostri genitori. Ma noi possiamo crescere: lo facciamo quando ci permettiamo di trovare nuovi modi per stare in relazione con l’altro senza dover ricalcare i vecchi scenari. E senza dover riprovare lo stesso dolore, anche se declinato in qualche sfumatura leggermente diversa.
Lasciamo dunque spazio al cambiamento, intervenendo in modo attivo e scegliendo volontariamente un comportamento diverso da quello che tenderemmo ad adottare di solito di fronte alla situazione.
Che poi è la quintessenza del prenderlasgaia!