La meravigliosa città di Vicenza vista da Piazzale della Vittoria a Monte Berico, con il Santuario in cima all’omonimo colle a dominare la città del Palladio.
Monte Berico è un colle, alto poco più di 100 metri s.l.m., che rappresenta la parte più settentrionale del complesso dei Colli Berici, situato a poca distanza dal centro storico di Vicenza e sovrastante la città. Sulla sua sommità sorge il santuario della Madonna di Monte Berico, patrona della città e della diocesi.
Monte Berico è anche il nome di una delle zone residenziali più signorili della città, costruita sulle pendici del colle nella prima metà del Novecento e costituita quasi esclusivamente da ville e abitazioni unifamiliari. Di fronte al santuario sorge il piazzale della Vittoria con un’ampia balconata su tutta la città, la parte settentrionale della provincia, nonché sulle Prealpi Vicentine.
Dopo la dedizione della città alla Repubblica di Venezia, questa provvide a rafforzarne le difese racchiudendo, tra l’altro, il Borgo di Berga entro una cinta muraria, che alle pendici di Monte Berico si apriva con due porte, rispettivamente Porta Monte a est e Porta Lupia ad ovest; il Monte però restò sempre al di fuori delle mura e non venne fortificato. Solo intorno al 1480 un piccolo castello fu costruito sull’area dell’antica chiesa di San Pietro in Monte.
A onor del vero si pensò a più riprese – Bartolomeo d’Alviano agli inizi del Cinquecento, poi il Duca d’Urbino e il Sanmicheli alla metà del secolo – alla costruzione di mura che inglobassero una parte del colle a difesa della città ma, dapprima la guerra di Cambrai, poi l’opposizione dei proprietari vicentini, forse anche l’evoluzione delle armi da fuoco che rendeva sempre più difficile costruire valide difese, scoraggiarono l’attuazione di questi progetti.
La grande novità che, invece, caratterizzò il Monte dal XV secolo in poi – al punto da farlo chiamare anche nei documenti ufficiali Mons Sanctum – fu la costruzione nel 1428 della chiesa dedicata a Sancta Maria de gratia, cioè alla Madonna invocata come speciale protettrice della città, in particolare durante le ricorrenti carestie ed epidemie di peste che durarono fino al 1632.
Nel corso dei secoli la chiesa – il Santuario della Madonna di Monte Berico – venne sempre più ampliata e abbellita, in particolare per gli interventi del Andrea Palladio intorno al 1578-79 e il rifacimento del Borella tra il 1688 e il 1703, quando il grande corpo barocco sormontato dalla cupola fu aggiunto alla prima chiesa gotica.
Dopo il rifacimento del santuario da parte del Borella si fece ancor più vivo il problema, peraltro sentito da tempo, di costruire un adeguato ed eventualmente nuovo percorso che dalla città conducesse alla chiesa. Già nel 1624 le Scalette avevano dovuto essere riparate, perché ridotte in pessime condizioni e nel 1703 se ne constatava la quasi totale impraticabilità; anche il porticato era ormai fatiscente. D’altra parte l’uscita dalla città attraverso la porta Lupia era temporaneamente impedito per ragioni di sanità.
Stese il progetto del nuovo percorso l’architetto Francesco Muttoni, dopo una ponderata riflessione durata molti anni – dal 1717 al 1741 – di riflessione ma anche di vivace polemica, condotta in particolare da una fazione capeggiata dall’umanista Enea Arnaldi. Mentre quest’ultimo avrebbe preferito valorizzare il tradizionale e lungo percorso di porta Monte e delle Scalette – eventualmente coprendole con un porticato – il Muttoni propose un percorso più breve, che dal centro usciva per porta Lupia – non da Campo Marzo, perché non vi era ancora un ponte che valicasse il Retrone – e di lì saliva alla cappella del Cristo. La questione fu affidata all’arbitrato del professore padovano Giovanni Poleni che la risolse in favore del Muttoni, in ragione degli aspetti funzionali e delle implicazioni urbanistiche del suo progetto
I lavori di costruzione dei portici furono iniziati nel 1746; mentre quelli del primo tratto – dal santuario al Cristo – furono realizzati in un paio d’anni, quelli del secondo – dal Cristo alla base – si conclusero solo intorno al 1780, ben oltre la morte dell’architetto, avvenuta nel 1747.
I portici hanno uno sviluppo di 700 metri con 150 arcate, ripartite a gruppi di 10, ognuno dei quali con un breve ripiano a forma di piccola cappella, a simboleggiare i 15 misteri e le Ave Marie del Rosario. Dal punto di vista religioso i portici intendevano predisporre l’animo dei pellegrini alla preghiera e alla devozione; a questo scopo il Muttoni, specialmente nelle cappelle, si avvalse di un sobrio stile neoclassico scamozziano rinforzato, con il ripetitivo allineamento architettonico, da un razionalismo illuminista tipico della Vicenza del Settecento.
Alla base del braccio inferiore stava la seicentesca villa Volpe con il suo grandioso parco che andava fino a porta Lupia. I portici venivano ad inserirsi come un prezioso elemento architettonico in un contesto di natura, corrispondente allo spirito del tempo, che tendeva alla commistione armoniosa dei due elementi.
Fonte: Wikipedia