Il fiume Sile, paesaggio incantato e scenario ideale di straordinarie leggende e misteri che si tramandano da secoli, come quella della nobildonna tramutata in creatura mostruosa …
Se pensate che la Marca trevigiana sia ricca “solamente” di arti e fertili terreni e prodotti tipici, vi sbagliate: a partire dal fatto che la stessa città di Treviso, con Torino, Praga e Lione, viene considerata città magica sin dalla metà del XIII secolo, e secondo le leggende pare che il suo nome derivi dalla raffigurazione di una strana figura femminile con tre volti, tre-visi appunto, che difendeva la neonata città da una delle torri.
Ma le terre trevigiane nascondono tanti altri misteri, soprattutto sulle rive del fiume Sile, a partire dal Fantasma di Villa Cornaro, che ogni 10 anni apparirebbe a cadenza regolare accompagnato dal baccano di catene.
C’è poi la leggenda del “fontanasso dea Coa Longa”, ovvero delle sorgenti del Sile. Il termine indica il luogo in cui l’acqua sembra nascere quasi per magia, zampillando dal terreno e formando la coda lunga del fiume neonato.
Nella seconda metà del 1600, si narra di una nobildonna della famiglia Cornaro: secondo la leggenda, la donna (forse la Regina Caterina Cornaro o la vedova di suo fratello, Fiorenza, o per i più Maria Vittoria, figlia di Elena e Giorgio, definita per secoli come donna malvagia, potente e avara – ndr), al bussare alla porta di un mendicante in cerca di ospitalità, rispose che questi avrebbe potuto sistemarsi sulle braci del camino. Il mendicante rispose con una maledizione alla donna, che l’avrebbe costretta a pagare cara la sua cattiveria.
Il giorno successivo la nobildonna transitando nei pressi di un fontanasso incontrò un sacerdote e due chierichetti intenti a portare la comunione ad un moribondo, e che camminavano nel fango: al fermarsi del cocchiere, impossibilitato a procedere il transito della carrozza, la donna impose la volontà di procedere, sporgendosi e schiaffeggiando i tre che intralciavano il suo cammino. La terrà improvvisamente si aprì, inghiottendo la malcapitata con la carrozza in un enorme buco sotterraneo, e salvando solo il cocchiere, che scorgendo all’interno del buco scorse una cagna spelacchiata con una collana di perle, riconoscendovi la sua padrona. Da allora la cagna, detta la “Cornara”, continuò a vagare nelle notti secolo dopo secolo, e ancora oggi chi si reca a passeggiare vicino al fontanasso dea coa longa, avverte in lontananza i lamenti di un cane che abbaia furiosamente.
Un’altra versione della leggenda, però, narra di una cagnetta, Gilda, che sacrificò la sua vita per salvare quella di un bimbo che stava annegando proprio nel fontanasso, colmo d’acqua zampillante e profonda, annegandovi tragicamente dopo aver compiuto un estremo sacrificio per il suo piccolo padrone.
E ancora si racconta delle Anguane, mitiche figure femminili fantastiche, che pare popolino da tempi immemori le rive del Sile, proteggendone le acque e gli animali, e della città scomparsa di Civita Tecla, che pare celata tra le pietre nascoste che affiorano tra i cespugli del fiume, a ricordare la disposizione di una centuriazione romana.
E infine il mistero del Bosco incantato del Sile, secondo il quale mille anni or sono, tre streghe malvagie, invidiose della prosperità del Bosco e del fiume che portava gioia e felicità ai poveri abitanti del luogo, con i cinguettii degli uccelli e il calmo e placido rumore delle acque che lo attraversava, decisero di compiere un malvagio sortilegio che privasse quel luogo di tanta gioia sonora.