Geniale, enigmatica e stravagante. La storia delle mecenate americana Peggy Guggenheim, della sua straordinaria collezione veneziana e del suo amore per la città lagunare, che le valse la cittadinanza onoraria e l’acclamazione come ultima dogaressa di Venezia.

Non si può certo visitare Venezia senza mettere in programma una visita a Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande e alla Peggy Guggenheim Collection, collezione personale d’arte che annovera opere delle principali avanguardie del ’900 di artisti del calibro di Pablo Picasso, Vasily Kandinsky, René Magritte, Jackson Pollock, Joan Miró, Alexander Calder, Marc Chagall, Giorgio de Chirico. Se ancora non l’avete fatto, organizzatevi per visitare al più presto uno dei luoghi più magici della città, custode di preziosi beni artistici, storie curiose e della tomba di una delle personalità femminili più vivaci, significative ed eclettiche che hanno animato la scena di Venezia.

Peggy Guggenheim è stata, infatti, una donna che con la sua vita fuori dall’ordinario ha lasciato alle generazioni future non solo una importantissima collezione d’arte, ma anche una testimonianza di coraggio scegliendo sempre di fare della sua vita ciò che desiderava e creandosi, da sola, il futuro che aveva sempre sognato di avere. 

Peggy Guggemheim, la storia

Peggy Guggenheim nacque a New York il 26 agosto 1898 da una famiglia ebrea originaria della Svizzera. É figlia di Benjamin Guggenheim, la cui famiglia aveva costruito una fortuna in campo minerario e nell’industria dell’acciaio e di Florette Seligman, figlia di una delle più importanti famiglie di banchieri americani. Peggy, però, consapevole della sua inclinazione artistica decise di seguire una strada totalmente diversa e dedicare tutta la sua vita all’arte e alla sua ricerca.  

Donna forte, decisa, sicura di sé, Peggy Guggenheim si fece strada nel mondo artistico con le sue stesse mani diventando collezionista, mecenate ed esponente della vita mondana internazionale in una quotidianità ricca di quadri, mariti, amici e amanti. Tutto, però, iniziò con un lavoro da contabile presso la libreria Sunwise Turn di suo cugino che vedeva, tra i suoi frequentatori, moltissimi intellettuali, artisti e scrittori dell’epoca. Fu proprio questo piccolo negozio pieno di vecchi libri e personaggi creativi pronti a delineare i nuovi movimenti artistici e intellettuali della storia moderna, a spianare la strada di Peggy verso quello che sarebbe diventato il suo destino. Un giorno, proprio in questo luogo, quella ragazza ancora in cerca del suo posto nel mondo conobbe uno squattrinato pittore del movimento dadaista, Laurence Vail, un uomo che le avrebbe cambiato la vita per sempre. I due, infatti, si innamorarono, si sposarono a Parigi nel 1922 ed ebbero due figli: Sindbad e Pegeen, quest’ultima di grande predisposizione artistica, proprio come sua madre. 

Peggy Guggenheim è una donna la cui tempra forte e creativa la portò presto a realizzare i suoi sogni e aprire la sua prima galleria, Guggenheim Jeune, a Londra nel 1938 e, successivamente, nel 1942, la Art of This Century a New York.

Nel 1942 la sua collezione di opere d’arte cominciò a crescere sempre di più. All’epoca, Peggy, possedeva già opere di artisti del calibro di Giorgio De Chirico, Paul Klee, Jean Arp, Marcel Duchamp, Alberto Giacometti, Joan Mirò e, nello stesso periodo, colse il potenziale di Jackson Pollock finanziando il suo lavoro, dedicandogli alcune personali in galleria e organizzando mostre a livello internazionale che la portarono a presentare un suo padiglione alla Biennale di Venezia del 1948.

ll commercio dell’arte era la sua vocazione, ma non gradiva essere definita collezionista: “No no -precisava – io sono un museo”. È una cosa completamente diversa: è cultura, una faccenda che serve agli altri“. Diceva che l’arte era il suo vizio e, con la stessa disinvoltura con cui riusciva a cogliere l’ingegno di grandi artisti come Kandinskji, Duchamp e Picasso, sfoggiava con fierezza i suoi occhiali a farfalla che diventarono il simbolo della sua personalità eccentrica e la sua fila di cagnolini, tutti di razza Terrier Lhasa Apsos.

“Mi sono sempre dedicata alla mia collezione”, sosteneva Peggy (Berenice Abbott, Peggy Guggenheim and her friends, 1994). “Una collezione significa un duro lavoro. Sono stata io a volerla e l’ho trasformata nel lavoro della mia vita”. Un’affermazione che rispecchia perfettamente quell’esistenza unica e straordinaria di donna determinata, sempre aperta al mondo, spirito libero e rivoluzionario che andò contro le convenzioni sociali borghesi dell’epoca.

Peggy Guggenheim e Venezia

Follemente innamorata di Venezia, città dove l’arte è parte stessa della sua essenza, Peggy Guggenheim comprò Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande e andò ad abitarci.

Se c’è una cosa che può rivaleggiare con Venezia per bellezza è solo il suo riflesso al tramonto nel Canal Grande”

Nasce così la grande storia d’amore tra la donna e la città di Venezia, dove venne nominata, inoltre, cittadina onoraria nel 1962 e dove fu seppellita, dopo la sua morte, proprio nel giardino della sua amata dimora.

Palazzo Venier dei Leoni, riconoscibile edificio “non finito” in pietra d’Istria che con la sua atipica struttura a un piano si differenzia da tutti i palazzi veneziani, è quell’ambiente non convenzionale perfetto per un personaggio come Peggy, al quale sembrava essere, da sempre, destinato. La sua dimora divenne in pochissimo tempo scenario di feste, spettacoli e incontri tra intellettuali. Inoltre, la mecenate ebbe l’intuizione di permettere a un pubblico di accedere al palazzo per poter ammirare la sua collezione d’arte anticipando, così, quello che sarebbe diventato, dopo la sua morte, la Collezione Peggy Guggenheim che conosciamo oggi.

Palazzo Venier dei Leoni Dorsoduro 701
www.guggenheim-venice.it
Dal mercoledì al lunedì
ore 10 – 18.
Chiuso il martedì

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Redazione Sgaialand
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