Per la nostra sezione dedicata all’Educazione Digitale, una nuova parola da scoprire e approfondire con la dott.ssa Federica Boniolo, Presidente dell’Assocazione #UnitiInRete. Oggi si parla di phubbing!
Vi è mai capitato di interrompere una conversazione faccia a faccia con qualcuno per rispondere ad una telefonata, o leggere un messaggio? O viceversa, vi siete mai trovati a parlare con qualcuno che si dimostrava più interessato a controllare il suo smartphone piuttosto che a dialogare con voi?
Bene, se la risposta è sì ad almeno una delle due domande, avete sperimentato il phubbing, e magari vi siete comportati da phubber, cioè chi attua il phubbing.
Il termine deriva da “phone” (telefono) e “snubbing” (snobbare), e indica l’azione di distogliere l’attenzione dalla persona con cui stiamo interagendo, per dirigerla verso il nostro device. Tale comportamento è sempre più frequente.
Lo smartphone è un oggetto ormai onnipresente nelle nostre vite, siamo abituati ad averlo con noi e ad usarlo in ogni momento. Ha il potere di catalizzare la nostra attenzione non appena emette un suono, e spesso diventa prioritario rispetto ad altre attività che stiamo svolgendo.
I dispositivi digitali sono strumenti che ci consentono di interagire con gli altri, anche abbattendo le distanze. Col phubbing, invece, rischia di avvenire il contrario: gli smartphone allontanano persone che sono vicine e influiscono negativamente sulla qualità dei rapporti. Del resto, non è piacevole essere trascurati e messi in stand by ad ogni suono emesso dal cellulare di chi sta con noi.
Va detto che tale azione, il più delle volte, non è intenzionale e non denota mancanza di interesse. È una sorta di riflesso condizionato, ossia di risposta che un individuo emette alla comparsa di un determinato stimolo.
La nostra esperienza con lo smartphone ci ha abituato ad associare l’emissione di un suono all’arrivo di una chiamata, messaggio, like sui social o mail. Qualcosa che potenzialmente potrebbe essere molto piacevole e che quindi ci porta a sentire il bisogno di andare a controllare subito.
In particolare, all’interno di una relazione di coppia tale comportamento rischia di incrinare i rapporti. Un uso eccessivo dello smartphone mentre si è in compagnia del partner sembrerebbe minare la vicinanza percepita e la connessione, influendo negativamente sulla qualità del rapporto.
Cosa fare allora?
- Innanzitutto, ricordiamoci le basilari regole di educazione che valgono nelle interazioni faccia a faccia, per esempio che non è carino parlare contemporaneamente con più persone;
- in famiglia poniamo delle norme che riguardino l’uso dello smartphone, vietandolo in alcuni momenti, quali per esempio i pasti, sia in casa che fuori, o i momenti prima di mettersi a dormire. Diamo la giusta attenzione ai nostri cari, senza distrazioni;
- impariamo ad esprimere assertivamente il nostro disappunto quando qualcuno ci ignora o trascura perché preso dal proprio smartphone.
Smettere di essere un phubber si può, proviamoci!
Se vi siete persi i precedenti neologismi che ho analizzato qui su Sgaialand, vi basterà cliccare sulla parola che più vi incuriosisce tra quelle di seguito: vamping, sexting, nomofobia, sharenting, FoMO e FoMoMo, checking. Alla prossima!