Negli ultimi anni il cibo è entrato a gamba tesa tra eventi e intrattenimento: e il cibo da strada? Un po’ di curiosità sullo street food veneto
Cosa si intende quando si parla di cibo da strada e, in particolare circa la Terra delle Meraviglie, di street food veneto? Facciamo un passo indietro: partendo dal presupposto che non esistono quasi più eventi in cui, in qualche modo, non entri anche il cibo che riesce, quasi sempre, a farla da protagonista, si possono capire i motivi di questa nuova centralità. Molti e con diverse interpretazioni, spesso anche contrastanti tra loro.
E allora perché non cercare di approfondire uno degli effetti più diffusi e colorati del cibo, ovvero quello da strada?
Lo street food veneto (ma non solo) trova le sue origini nel passato.
Vent’anni fa c’erano tanti baracchini che si potevano incrociare al rientro da una serata, dopo ore passate con gli amici a divertirsi e ballare, ad esempio. Ci aspettavano lungo le strade con furgoni allestiti alla meno peggio a da cui provenivano sapori che invitavano e saziavano. Qualche tavolino al lato della strada, oppure si restava in piedi a mangiare e bere l’ultimo drink (solitamente una birra) prima di rientrare.
Oggi invece il cibo da strada è diventato un vero e proprio fenomeno di tendenza: dall’ape anni ’50 rivisitata al mega camion psichedelico, passando per la moto con cucina a bordo o la bici colorata e con pannelli solari che porta i frullati bio.
Il tutto grazie all’intervento di tanti pionieri nel mondo del design, della grafica e dell’arredamento, che hanno visto in questo nuovo trend un vero e proprio business, dal momento che il cibo di strada è oramai quasi sempre presente anche per le strade delle nostre città e piace molto a grandi e piccini, italiani e stranieri.
Ma lo street food veneto è davvero qualcosa di nuovo?
Si mangia per strada dalla notte dei tempi, ovunque e in ogni cultura.
Prima mangiavano per strada solo le classi meno abbienti, magari alla fine del mercato con gli avanzi della merce, creando piatti ricchi di sapore e socializzando con gli altri. A bordo dei campi i braccianti si fermavano e si godevano un po’ di riposo con piatti economici preparati e venduti per strada.
Del resto il cibo è ristoro non solo per lo stomaco ma anche per l’anima, invita a rilassarsi, apre al confronto ed al dialogo, tra culture e persone.
Un tempo si mangiava per strada nelle fiere di paese (quelle che oggi chiamiamo “sagre”) e in occasione delle feste nazionali, ed era un modo per provare anche i prodotti della terra, nuovi insaccati e vini.
Far assaggiare il cibo in queste occasioni era un ottimo modo per avviare possibili interessi e nuovi accordi commerciali. E lo street food veneto non solo racconta bene le tradizioni e le usanze della Terra delle Meraviglie, ma segue anche la stagionalità dei prodotti e si adatta alle diverse temperature. Difficile trovare le caldarroste in estate!
In veneto sono storici i bacari veneziani, gli spuncioni padovani sotto il salone o per le piazze, el scartosso de pesse frito (il cartoccio di pesce fritto), preparato da un fritoin la friggitoria. Oppure la porchetta di Treviso cotta lentamente e fatta con le cosce di maiali nutriti solo con vegetali per rendere il grasso gustoso e leggero. O ancora i bussolà di Burano magari sorseggiando un buon bicchiere di vino rosso, o il moro, il classico salame di cioccolato.
E quando si parla di cibo di strada in veneto non possono mancare tutte le straordinarie varietà di pesce: fritto o in saor o lesso tra i più noti e tradizionali ci sono il baccala, le sarde o i folpetti.
Ogni casa ed ogni luogo ha la sua tradizione e ricetta, ma ci sono due accorgimenti fondamentali da seguire se si vuole ottenere un buon piatto tipico di street food veneto:
– selezionare bene la materia prima, che non significa spendere forzatamente più soldi ma osservare bene ciò che si compra e che si metterà nel piatto;
– seguire la propria creatività che, per esprimersi al meglio, non dovrebbe mai prescindere dal rispetto e dalla narrazione della storia da cui veniamo e che abbiamo vissuto.
Il cibo di strada va sostenuto perché riempie piazze e strade di sapori, odori, colori e tradizione, avvicina le persone e allontana la paura delle diversità perché sono proprio queste, in cucina e non solo, a rendere straordinariamente interessante un piatto (e la vita)!