Dopo avere visitato il Teatro Goldoni di Venezia e il Teatro Verdi di Padova, ecco la terza, meravigliosa sede del Teatro Stabile del Veneto: il Teatro Mario del Monaco a Treviso, meraviglioso patrimonio della nostra regione.
Tra storia e curiosità
Il Teatro Mario Del Monaco di Treviso corrisponde all’antico Teatro Onigo. Sono diverse le ragioni che sul finire del secolo XVII portarono all’apertura a Treviso di un nuovo teatro: la ristrettezza del piccolo teatro di Santa Margherita, la maggiore maturità e quindi le aumentate pretese del pubblico locale e l’afflusso degli spettatori forestieri.
Il teatro prese nome dal conte Fiorino Onigo il quale, ottenuto dalla Repubblica il nulla osta, decise di farlo costruire in un lotto di sua proprietà nella contrada di San Martin, dove possedeva “una casa con bottega e magazen”.
Non fu adattato a un edificio preesistente ma venne costruito dalle fondamenta. Il conte Onigo, seguendo la prassi del tempo, non intendendo pagare le spese della costruzione, aveva affidato l’onere a un terzo, Francesco Maestri, concedendogli poi il teatro in usufrutto per dieci anni. Il Maestri si sarebbe impegnato a costruire il teatro entro un anno e a riconsegnarlo dopo dieci, pagando nel frattempo venticinque ducati l’anno di affitto. Per motivi sconosciuti, il Maestri abbandonò l’impresa costringendo il conte ad assumere anche l’onere della costruzione.
Nell’ottobre 1692 il teatro fu inaugurato con l’opera Rosiclea, mai rappresentata prima, per cui si pensa sia stata scritta appositamente per il nuovo teatro.
Nel novembre dello stesso anno morì il conte Fiorino e il teatro rimase chiuso per qualche tempo. Fu riaperto dal figlio Gerolamo e la sala continuò a funzionare per qualche anno con un buon livello qualitativo di spettacoli.
Momenti di crisi di carattere economico comportarono la chiusura negli anni successivi e il suo progressivo stato di abbandono, tanto che nel 1766, il conte Guglielmo Onigo per riaprirlo dovette ricostruirlo quasi interamente. Non potendo disporre di documentazione visiva, è lecito tuttavia supporre (leggendo l’accordo tra Francesco Maestri e il conte Fiorino Onigo) che la struttura riprendesse l’assetto a più palchi tipico del teatro all’italiana.
Le stagioni si adeguavano alle abitudini dei veneziani che trascorrevano la villeggiatura in villa fin oltre l’ottobre. L’autunno era riservato ai drammi per musica più interessanti. Seguiva, per importanza, la stagione di carnevale che si prolungava fino all’inizio della Quaresima. La stagione della primavera era destinata alle compagnie comiche e così occasionalmente anche quella dei mesi estivi.
In primavera le compagnie dei teatri veneziani che trovavano occupate le piazze di Verona, Padova e Vicenza si spostavano anche a Treviso. Recitavano mutando, come d’uso, spettacolo ogni sera.
Nella prima metà del XIX secolo il teatro ospitò i festeggiamenti per il matrimonio di Napoleone, tre serate in onore di Paganini e ricevimenti degli imperatori Ferdinando e Francesco I e del Viceré Arciduca Ranieri.
Guglielmo, ultimo proprietario discendente dalla dinastia degli Onigo, a causa delle ormai insostenibili spese, gestì la cessione del teatro alla Società dei palchettisti. Dopo lunghe trattative, il 17 ottobre 1846 vide la luce il nuovo teatro di Società o teatro Sociale.
Importanti lavori avevano interessato la sala tra il 1834 e il 1836. In occasione del definitivo passaggio di proprietà dagli Onigo alla Società dei palchettisti, si provvide invece al restauro della facciata, alla chiusura del portico, inglobato nell’atrio e alla ricostruzione delle scale.
L’attività procedette regolarmente per oltre un ventennio fino al 2 ottobre 1868, giorno in cui un imponente incendio distrusse la sala, il ridotto e la torre scenica. Dell’antico teatro Onigo rimane oggi solo la facciata. Pare che a causare l’incendio non furono le lumiere a petrolio, ma il custode del teatro, tale Triaca, che si serviva del palcoscenico per la sua attività di pirotecnico dilettante.
L’inaugurazione della nuova sala del Teatro di Società ebbe luogo nell’ottobre 1869 con il Faust di Charles Gounod.
Tra il 1869 e il 1930 il Teatro Sociale conobbe un periodo di particolare splendore: qui si tenne un’esposizione regionale veneta e le manifestazioni per il 25° della proclamazione di Roma a Capitale d’Italia.
A partire dal 1931 diventò unico proprietario il Comune di Treviso. Nel 1945, pressata dalla disperata situazione post-bellica, l’amministrazione comunale decise di alienare il Teatro – ormai noto come Comunale – a privati. Dopo cinque anni, il Tribunale di Treviso dichiarò inefficace la vendita e il Comune ritornò definitivamente proprietario dell’immobile.
Al Comunale, riconosciuto per legge tra i ventiquattro teatri italiani “di tradizione”, fa capo, a partire dal 1969, il Concorso Internazionale “Toti Dal Monte”.
Nel dicembre 1998 il teatro venne chiuso per inagibilità. Una convenzione siglata tra il Comune di Treviso e la Fondazione Cassamarca il 24 luglio 2000 diede a quest’ultima, assieme all’onere di restaurarlo e conservarlo, la facoltà della gestione del teatro per trent’anni. Il 15 novembre 2003 la sala è stata nuovamente inaugurata con un concerto della Royal Philarmonic Orchestra.
Photo: Sgaialand Magazine