Il suo non è stato un viaggio prenotato sul celebre portale, ma una serie di opportunità lavorative che le hanno permesso di trasferirsi in Olanda: la storia di Erica Gasparini, da Padova ad Amsterdam
Erica Gasparini è una giovane che da tempo aveva voglia di uscire dall’Italia: dopo gli studi in Mediazione Linguistica e Culturale a Padova, ha fatto domanda per un Master in Human Aspects of IT all’Università di Tilburg, in Olanda, e proprio nel paese degli zoccoli e dei mulini di lì a poco sarebbe iniziata la sua nuova vita.
“A dire la verità non è che volessi proprio andare in Olanda. Avevo cercato corsi simili nel resto dell’Europa, senza però trovare qualcosa che non richiedesse una laurea triennale in informatica, che non avevo. Quindi mi sono imbracata in quest’avventura! Il mio anno di Master è stato fantastico, difficile dal punto di vista dello studio perché per la prima volta era tutto in inglese e non c’era via di scampo. Ho avuto la possibilità di conoscere tanti studenti internazionali, e alcuni sono ora tra i miei migliori amici. Un’esperienza che consiglierei a tutti perché è bellissimo confrontarsi con culture diverse, imparare gli uni dagli altri e allo stesso tempo accorgersi che, alla fine, “tutto il mondo è paese”. Magari è merito della globalizzazione se siamo bene o male tutti cresciuti con gli stessi giochi o ascoltando la stessa musica!”
Finito l’anno di studio Erica Gasparini trova lavoro a Booking.com nella sede di Amsterdam, anche se, ancora una volta, la sua intenzione non era quella di rimanere in Olanda, tanto che aveva cercato opportunità lavorative dall’Australia al Brasile, passando per l’Inghilterra e gli Stati Uniti.
Perché non l’Italia?
“Qualsiasi posto andava bene tranne tornare nel nostro paese, perché non mi sentivo pronta a tornare e non ne avevo ancora avuto abbastanza dell’estero. Ho lavorato a Booking.com per quasi 6 anni (da settembre 2010 a giugno 2016), cambiando 5 ruoli. Ho avuto la fortuna di trovare manager che vedevano del potenziale in me e che mi hanno incoraggiata molto, a volte anche troppo forse, tanto che sono finita a fare lavori che non erano nelle mie corde, ma niente paura, perché la mentalità qui in Olanda è che se non rischi non sai come va, e non c’è problema a fare un passo indietro e prendere un’altra strada”
Erica Gasparini si licenzia quasi un anno fa, anche perché “lavorare nello stesso posto per 6 anni è tanto per la nostra generazione, almeno nei paesi del Nord Europa. Avevo abbastanza risparmi per lasciare il lavoro e viaggiare per qualche mese, cosi a luglio ho lasciato Amsterdam, fatto una capatina nella mia Padova e poi off to Singapore, Malesia, Indonesia, Tailandia, Filippine, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e per finire in bellezza Gran Canaria!”
Dopo 5 mesi on the road torna ad Amsterdam e trova lavoro per un altro colosso mondiale, la adidas, come eCommerce Product Owner.
“La figura del Product Owner non è ancora molto diffusa in Italia: in pratica lavoro con un team di programmatori, designers e testers, e decido su cosa lavoreranno in base ai bisogni del business o degli utenti. Misuriamo l’impatto di ogni elemento che viene implementato per essere certi che gli utenti siano soddisfatti e che l’azienda abbia successo”
E perché lasciare l’Italia, a suo tempo?
“Volevo cambiare vita e andare all’estero perché, avendo studiato lingue per 8 anni, volevo usarle e volevo scoprire come si stava fuori dai confini italiani e vedere che possibilità ci fossero. Non mi aspettavo di costruirmi una vita fuori dall’Italia”
Ma come si vive ad Amsterdam, città spesso paragonata alla nostra Venezia?
“Ad Amsterdam si vive bene. Per carità, mancano il sole e il cibo mediterraneo, ma la vita è facile. Gli olandesi non si ammazzano di lavoro come facciamo in Italia, lavorano 8 ore e poi vanno a casa dalle loro famiglie a godersi i loro bambini (se ne hanno), oppure al bar ad allacciare nuove conoscenze. È una realtà internazionale, molto aperta, ma non è facile integrarsi: al primo impatto gli olandesi sono molto socievoli e gentili, ma è difficile andare oltre la corazza della superficialità e creare un vero rapporto di amicizia.
Certo è che mi fa sorridere quando Amsterdam viene definita la Venezia del Nord: secondo me le due città sono molto diverse, e Venezia è molto più romantica, direi imbattibile!
Dal punto di vista architettonico solo la zona del quartiere a luci rosse assomiglia di più a Venezia perché le case antiche finiscono nell’acqua, ma per il resto ci sono strade e piste ciclabili tutto attorno ai canali, quindi Amsterdam è un po’ più pratica da vivere e girare, perché ci si può muovere con qualsiasi mezzo”
Il mondo del lavoro in Olanda, per la tua esperienza, sembra essere onestamente migliore a confronto con quello italiano:
“In Olanda ci sono tante possibilità e assumono soprattutto i giovani. Diciamo che non hanno le aspettative impossibili che ricordo io in Veneto dove devi essere laureato, con almeno 3 anni di esperienza e al contempo sotto i 23 anni. Praticamente impossibile. Se vuoi lavorare qui in Olanda di opportunità ce ne sono di qualsiasi tipo. E per questo motivo la gente non ha paura di lasciare il lavoro, perché facilmente ne troverà presto un altro. Quindi se ciò che fai non ti piace, non sei costretto a farlo per tutta la vita, come invece accade in Italia: alcuni amici italiani, infatti, dichiarano di sentirsi in trappola perché hanno un lavoro che non li soddisfa o colleghi che invece di dare una mano rendono la loro vita un inferno. Ecco, questo qui non accade. Team work, si lavora assieme verso lo stesso obiettivo, e il merito viene riconosciuto a chi “se lo merita”, piuttosto che a chi fa la voce grossa, e chi non coopera viene richiamato.
In generale comunque mi sembra che in Veneto ultimamente le cose stiano migliorando, anche se mi pare che si faccia ancora tanta fatica per ottenere il minimo, ma è anche vero che la realtà delle startup sta iniziando solo ora a prendere piede, e probabilmente porterà un grande e positivo cambiamento nella qualità e nella mentalità lavorativa”
Cosa manca ad Erica Gasparini della sua vita padovana?
“Ovviamente mi mancano amici e famiglia, l’odore di casa, avere una vita un po’ più “normale”, fare tutte quelle cose che in tanti danno per scontate, come andare a pranzo dai genitori alla domenica. Mi manca anche la spontaneità degli italiani: qui è tutto così organizzato, e se un venerdì sera non hai fatto programmi almeno due settimane in anticipo stai a casa perché tutti hanno già da fare! Ogni tanto guardo le offerte di lavoro a Padova, perché se tornassi in Italia per me non avrebbe senso andare altrove. Sono aperta all’idea di tornare in Italia, ma solo se sicura di trovare un lavoro che mi piace e ben pagato. Oppure, magari, chissà, in futuro potrei tornare con un mio business…”