La Terra delle Meraviglie e la sua ineguagliabile Venezia saranno l’unica tappa italiana di un grande evento: per la prima volta al mondo, infatti, il grande arazzo della Venere di Botero esce dal caveaù per la mostra da “Kandisky a Botero tutti in un filo”. Dal 1 novembre.
Cento splendidi arazzi sono approdati a Palazzo Zaguri nei giorni scorsi per una mostra assolutamente inedita che resterà a Venezia, unica tappa italiana, prima di volare negli Stati Uniti. Da Kandinsky a Mirò, passando per Guttuso, Dalì, De Chirico, Mastroianni, Matisse, e non solo. Tutti uniti da un unico filo conduttore, lasciateci un po’ giocare con le parole come piace a noi! Del resto, converrete con noi: non è forse una mostra perfettamente sgaia?
L’arazzo tratto dall’opera di Botero, tre metri per due di fine intreccio a rappresentare la Venere dell’artista colombiano in tutta la sua magnificenza, assolutamente in linea col suo personalissimo ductus pittorico, esce alla luce dopo anni di conservazione nel caveau dell’Arazzeria Scassa per essere esposta al pubblico per la prima volta al mondo.
Realizzata con screziature tonali e luminose incredibili, l’opera raffigura perfettamente la pienezza fisica delle famosissime donne di Fernando Botero, l’artista secondo il quale, per sua stessa dichiarazione, l’abbondanza comunica positività, energia, vitalità.
Il giallo dell’icona della mostra a Venezia.
La grafica della Venere è ancora al vaglio di chi deve approvarne l’utilizzo, come immagine di promozione della mostra, lungo il Canal Grande e nella città lagunare. “Confido molto nella sensibilità delle istituzioni veneziane – dichiara Mauro Rigoni, ad di Venice Exhibition a cui si deve il merito di aver portato questa splendida mostra a Venezia – considerato che l’arazzo raffigurante la Venere di Botero è presentato al pubblico per la prima volta al mondo, abbiamo pensato che farlo diventare il simbolo di questa straordinaria esposizione fosse un omaggio non solo a Venezia, città dalla cultura millenaria, da sempre aperta al dialogo in tutte le sue forme, ma anche all’arte tutta. Per questo, siamo profondamente felici e onorati che il Console della Colombia abbia confermato la sua presenza. Siamo altrettanto felici che un grande critico d’arte della caratura di Vittorio Sgarbi abbia prestato la sua voce come guida virtuale di tutti i visitatori. Stiamo aspettando con trepidazione di sapere se la magnificenza della Venere dell’artista colombiano incontrerà il gusto di chi deve prendere questa difficile decisione”.
La mostra. “Basterebbero le quindici righe scritte di pugno da Corrado Cagli il 19 aprile del 1961 a Ugo Scassa per spiegare il motivo di una grande mostra a Venezia sui celebri arazzi astigiani – spiega la curatrice Donatella Avanzo – Il nucleo centrale della mostra è costituito da arazzi preziosi, veri capolavori realizzati dall’azienda Scassa di Asti, in dialogo con opere d’arte contemporanea, testi, video, fotografie, reperti archeologici, telai, materie per la tessitura e molto altro ancora”. Un nuovo dialogo tra oggi e ieri, con collegamenti stimolanti a partire dai reperti più antichi fino ai documenti del secolo scorso, alle fotografie dei committenti, degli artisti – lo stesso Cagli un giorno esclamò “Questo arazzo è più bello del mio quadro!” – e delle operaie intente alla realizzazione dei primi manufatti, fino alle testimonianze odierne.